lunedì 29 dicembre 2008

foto 2/2

Sono un romantico e un nostalgico, ma non chiedo scusa.
é vero che fuori impazza l'ennesima entifada.
E' vero che il pensiero (e anche i denari) vanno a quei due milioni di prigionieri ingiustamente torturati a Gaza.
E' altresì vero che qui da noi c'è crisi. Che ho la febbre da tre giorni e ogni volta che tossisco, gli occhi vorrebbero volare via dalle orbite.
Ho una tosse da tubercolotico.
Questo imprevisto malanno mi impedirà di mantenere alcune promesse alle quali pure tenevo.

Pero mi sento distrutto, le ossa rotte, la navidad intossicata.
Quindi ho continuato a scavare nel cascione dei ricordi.
E sono spuntati orologi, lettere, biglietti di auguri, un'agenda con mille testi, corde di chitarra, mouse, medaglie di sci e nuoto.
E le foto. Altre mille foto.
Compresa quella di Obiettivi Rossi da first lady.
Ci teneva a vederla e allora perchè non pubblicarla sul blog?
Poi la smetto lo giuro.
Intanto a guardare quei tanti volti delle foto mi è scesa ancora di più la malinconia.
C'è una foto in particolare con due ragazzi spagnoli, una olandese e una russa, conosciuti in francia talmente tanti anni fa.
Mi piacerebbe saperli in salute, e invitarli magari qui, un giorno. Chissà.


domenica 28 dicembre 2008

foto

Direttamente dallo scatolone delle foto.
Solo che le ho fotografate dalle originali, non ho lo scanner.
godetevele
GZ














lunedì 22 dicembre 2008

annus lactucae.

Ci ho provato,
giuro che ci ho provato a credere in Dio.
Stasera in macchina tornando a casa dalla palestra.
Mentre cercavo nell'immenso cosmo un suo segno, mi è parso chiaro che non esiste nessun dio.
A suggerirlo è stato lo scoprire che il radiatore ha una perdita, dopo due giorni che ho portato la macchina dal meccanico.

Piuttosto da oggi crederò nell'insalata, nella lattuga.
Perchè è qualcosa di tangibile, di vero, con tutte le vitamine, i sali minerali, i composti sani, le molecole salutari.
Credere ed adorare la lattuga fa bene alla salute, per davvero.
E se poi alla fine non c'è il paradiso, possiamo certamente affermare che questa vita sarà stata meno un inferno.

Guardiamo gli altri vantaggi:
la lattuga non ti chiede di costruire chiese enormi e inutili in suo onore.
Non vuole oboli in denaro in cambio di assoluzione dai peccati.
Non si è mai vista crocifissa una foglia di lattuga.
La lattuga non risorge...dallo stomaco.
Fa bene alla digestione, ha più sapore dell'ostia.


La trinità: lattuga, olio d'oliva e aceto balsamico di modena valgono infinitamente di più del corrispettivo cristiano.

Insomma la lattuga batte Dio dieci a zero.

Da oggi scriveremo Lattuga con la lettera maiuscola.

The office parte 2

Questo pianeta lo stiamo divorando.
Nel mio ufficio per mandare un documento via email :

Si apre il file, lo si stampa, lo si scannerizza, e lo si invia per email. (il file è sempre stato sul computer pronto per essere inviato senza passare per stampante e scanner)

Giovedì, passeggiando per i corridoi del mio piano, ho chiesto cosa facessero tutti quei colleghi ventenni vestiti come l'arcobaleno, sorridenti, coi cappellini, le matitine, e le scrivanie piene di minchiate.
Risposta disarmante:
Loro fanno parte dell'ufficio "fantasia e creatività".
Ho provato un moto di odio e di invidia che li avrei uccisi all'istante.

Non c'è futuro. Ma è sorprendente che camminiamo ancora su questa terra!
Fine.




Saremo a Napoli il pomeriggio del 24, oggi mi son chiesto se e quando metteranno anche me tra i pastori del presepe a San Gregorio Armeno.
Il mio merito?

Suggeritemelo.

sabato 20 dicembre 2008

Confessioni profonde.

Esistono le coincidenze storiche?
Niente di cervellotico, tranquilli.
Sono quelle date da cui partono o si intrecciano piu storie.
Come le mie per esempio.

Deve essere stato un caso che il libro di scuola guida che ho tirato fuori mia dalla libreria per prestarlo a Silvia avesse in una pagina un foglio di calendario del 2000.
Giugno 2000.
E' di quei calendari verticali dove puoi segnarti un appunto su ogni giorno.
E nel duemila io ho segnato la data del 24.
Ventiquattro giugno 2000.
C'è un appunto di fianco al numero, dice : D.

L'ho letto oggi per la prima volta.
Il 24/6/2000.
Un buco iperspaziale mi si è aperto in fronte e mentre le immagini si andavano accavallando sono stato risucchiato nel vortice dei ricordi.
Maledetti ricordi.

Per esempio ricordi che era sabato?
Che la tua buona stella sembrava offuscata. Che avevi voluto consolare qualcuno che pure era stato importante. E che questo ti aveva svuotato l'anima.
Quella sera, a zonzo con gli amici, avevi incontrato D. per caso e le avevi chiesto di unirsi a voi.
Qualche ora dopo eravate lì nella macchina di qualcuno a sbaciucchiarvi.
Ricordi la faccia di R. (che ha sepre negato di voler essere al tuo posto quella sera).
Ricordi gli sguardi imbarazzati di D. e i mezzi sorrisi.
Stava iniziando un amore, ma non era il tuo.
Eh no perchè tu e D. avete sempre ballato due ritmi diversi. E mentre lei si lasciava andare per darsi completamente a te, tu eri con la testa tra le gambe di un'altra.
Ti ricordi che però hai pianto per lei? Che quando è partita per le vacanze hai ascoltato la vostra canzone per una settimana intera con il telefono in mano aspettando che chiamasse?

Se ti ricordi tutto questo allora dovresti pure ricordarti che:

La tradisti una decina di volte, con almeno tre ragazze diverse, che le mentisti, che facesti di tutto per mandarla via.
Che non sopportavi le sue debolezze. E mentre lei cercava la sua dignità con fierezza tu l'affossavi dandole la colpa di tutto.
Ti ricordi eh? che gran pezzo di merda che sei stato!
Ti ricordi che non sapevi piu di cosa parlarle? Cercavi di distruggere ogni vostro piano insieme.
E lei ti aveva anche detto di volere un figlio con te.

Aspetta, con calma. Ci sono due te.
Uno che l'ha amata, anche se solo per un mese.
E un altro che odiava la vita, odiava la vita con lei. E i tuoi amici del cazzo.
E le canne che ti facevi per non pensare.
E l'università che non andava da nessuna parte.

D. divenne l'unico legame che ti tratteneva nella tua città natale.
Ma nella tua testa avevi già deciso di andare via.
Bisognava mollare gli ormeggi... magari però senza dare fuoco alla cima.

Cosi partisti e non hai mai rimpianto quella scelta.
Però ad ogni ritorno la cercavi per soddisfare quelle umane voglie godereccie.
E lei invece ancora ti amava.

Quando D. si convinse di averti perso si lasciò andare. E le brutte amicizie erano proprio dietro l'angolo.
Si confidò con te.
Però avevi ventun'anni e nessuna idea di cosa fare.
Così lasciasti che fosse la rabbia a invaderti.
E per parecchie notti non dormisti stramaledicendo l'umanità intera.

Quando trovasti la risposta e soprattutto una domanda, la chiamasti per riaverla con te.
Ma era già troppo tardi.

Sono passati otto anni dal 24 giugno 2000, e tu hai rimosso. Ovvero hai lasciato che il mosaico di ricordi fosse nascosto dalla vegetazione del tempo.

Non ti chiedere se ti ha cancellato dalla sua rubrica, se non ha nessuna voglia di vederti, se per lei sei poco piu di un fastidio.
Perchè è sicuramente così.
E tu, Zax, te la meriti la sua indifferenza.
E anche un po' di quel dolore che le provocasti, almeno un po'.
Perchè lei non ti chiamerà mai più, non ti cercherà e ti respingerà tutte le volte che ti avvicinerai.

Ma vaffanculo.
fine





E per non uscire fuori tema la prossima volta se mi va vi racconto quali altre storie, parallele e non, sono nate o finite quel 24 giugno del 2000.
Per oggi basta, che fa già tanto male così.
Zax

mercoledì 17 dicembre 2008

Natale. (aggiornato)

'scolta, nemo zò a ber un cafè?
No ghe mia!
Com'è là butei?


Ogni giorno, gratis per voi, qualche parola di dialetto veronese assolutamente incomprensibile.
Una nuova entusiasmante rubrica per gli afecionados di questo blog.

E pensate che i miei colleghi parlano solo così tutto il giorno.
Tra un cafè, un pranzo, e due conti: "Va là ghe no ghe mia tempo de imparar le italiano 'scolta."


Office update.
Piu mi accorgo di imparare a gestire l'amministrazione e la contabilità della compagnia, più perdo contatto con il mondo reale.
Qui alle otto e trenta i meno diventano più, il dare è un avere e viceversa, il "reso" è dato, il dato è reso e il dado è tratto.
Quando parliamo di un cliente ci dimentichiamo la sua faccia, che neppure mai vediamo, o cosa acquisti o cosa venda. Per noi è un numero complesso, con molti zero, dei meno e dei piu, delle sigle, delle F e delle G,degli effetti, delle flag, dei check, dei batch, bank, bone, e son of a bitch.

Voglio restare coi piedi per terra, cosi quando tra le scrivanie volano i nostri termini economici mi astraggo, penso a culi e tette e fighe. Scelgo il mio essere bestia, almeno sono ancora sicuro di restare umano.
Alle 17,30 spengo i numeri e accendo il cervello.
Fine.






L'amore non è un fisico attraente. Dimenticatevi di questo.
L'amore non è un tanga nè un reggiseno push-up, nè le mutande con la molla e la marca ben in vista fuori dai pantaloni.
L'amore non è togliersi le sopracciglia. O strapparsi i peli dal naso.
L'amore non è il peso. L'amore non è il profumo costoso, neanche quello economico.
L'amore non è una doccia (che pure però fa bene).
L'ultimo pantalone di marca o le scarpe argentate.
L'amore non è l'odore inconscio dell'altro sesso, nè gli ormoni.
Non è la mascella squadrata e i muscoli scolpiti.
L'amore non è il riflesso della pubblicità ingannevole che ci vuole tutti fighi secondo i canoni scelti da quattro disadattati.
L'amore non è a prima vista. Neanche alla seconda e comunque non si nasconde dietro occhiali da sole in piena notte.
L'amore non ha la macchina piu costosa.
L'amore non ti costringe a passare cinque ore nei negozi alla ricerca di un vestito.
L'amore non ti toglie tempo alla lettura, non ti vuole tutto per se sempre.

Neanche noi che l'amore lo abbiamo intravisto qualche volta, siamo in grado di dire cos'è l'amore.
Eppure noi che non ci lasciamo conformare, sappiamo che esiste.
Gli altri, lì fuori, moriranno cercandolo tutta la vita.


Obiettivi rossi aggiunge:

L'amore non è un privilegio.
Non è un merito, una cosa da guadagnarsi.
Non è una tegola in testa, non capita.

L'amore è.
E se sai spiegarlo con precisione.
Non è.l'amore è come l'orgasmo. quando ti chiedi se forse è. se ci devi pensare.. non è :)






In fine una comunicazione di servizio:
R. ho letto che sei a Napoli il 24.
Ale anche tu.
Anche noi arriviamo.
Allora andiamo a cena fuori una sera? Come l'altra volta?
A noi farebbe piacere.
Zax

domenica 14 dicembre 2008

Dell'esistenziale che segue i post della sett. scorsa e poi basta!

Avviso ai naviganti.

Io sto in pace.

E intanto in casa Zax le cose sono tornate a funzionare.
Il meccanismo ad incastro di svizzera precisione ha ripreso il suo eterno lavoro. (Silvia l'ha chiamata "famiglia", noi due siamo una "famiglia")

Nessuna novità sul fronte del lavoro. Fila tutto liscio, finché mi occupo di cose che non capisco.

Ma ho come l'impressione di essere finito nell'ufficio: complicazione affari semplici.

Io odio i numeri.
Ragionier Zax.


Volevo tornare a parlare dell'anno 1999. Mi sono accorto che è stato un punto di svolta.
E' allora che ho conosciuto D. (la lei che mi ha tormentato nelle ultime due settimane)
E' anche l'anno del mitico viaggio Euronavigator.
E' l'anno in cui ho svuotato l'anima.
E' l'anno in cui ho conosciuto F.
E' l'anno della maggiore età.
Volevo parlare del 1999, ma lo farò un altro giorno.

Oggi sono di buon umore,
avanti un altro.




Pearl Jam




CORDUROY

The waiting drove me mad...you're finally here and Im a mess
I take your entrance back...cant let you roam inside my head
I dont want to take what you can give...
I would rather starve than eat your bread...
I would rather run but I cant walk...
Guess Ill lie alone just like before...

Ill take the firmest path...oh, and I must refuse your test
A-push me and I will resist...this behaviors not unique
I dont want to hear from those who know...
They can buy, but cant put on my clothes...
I dont want to limp for them to walk...
Never would have known of me before...
I dont want to be held in your debt...
And Ill pay it off in blood, let I be wed...
And Im already cut up and half dead...
Ill end up alone like I began...

Everything has changed, absolutely nothings changed
Take my hand, not my picture, spilled my tincture

I dont want to take what you can give...
I would rather starve than eat your breast...
All the things that others want for me...
Cant buy what I want because its free... (2x)
Cant be what you want because im...

I aint sposed to be just fun
Oh, to live and die, let it be done
I figure Ill be damned, all alone like I began...

Its your move now...
I thought you were a friend, but I guess i, I guess I hate you...






martedì 9 dicembre 2008

Il piano

Apro parentesi:
Primo giorno di lavoro.
Un gran malditesta. Mille cose nuova da imparare. Mi hanno affiancato a questa giovane ragazza che è disordinata quanto me. Abbiamo fatto i tuffi tra le carte sulla scrivania. Specialità a candela, di testa e a bomba.
In gnerale comunque mi è sembrato tutto positivo. Anche dare del tu al proprio capo (che nel Veneto si dan tutti del tu).
Chiudo parentesi.



Gheorghos (leggi Yorgheos) è stato una brillante cometa nel panorama dei personaggi che hanno attraversato la mia vita (o io ho attraversato la sua se preferite).
Tanto breve quanto intensa è stata la nostra frequentazione che mi è sembrato di vivere tre volte in quel periodo.
Stiamo parlando ovviamente di Preston 2002-Liverpool 2003.
Fu lui per primo ad ipotizzare l'idea di un piano. E oggi mi chiedo se non avesse letto "Il pendolo di Focault" di Umberto Eco.
Ci incontrammo parecchie volte durante le feste Erasmus dell'università del Central Lancashire. Feste che presero poi il nome di Fiestas Espanolas.
Ci studiavamo da lontano, ascoltavamo i versi imparati a memoria dei nostri ospiti.
A casa di A. lessi nei suoi occhi una grande curiosità per il mondo.
Dissi dentro di me: "quest'uomo ha qualcosa da dire". E glielo dissi.
"tu hai qualcosa da dire. Qualcosa da dirmi".
Per un anno non abbiamo smesso di raccontarci cose, teorizzare altre, ridere, bere, fumare, e andare a donne.
Ghoerghos non aveva i tratti tipici dei maschi greci. Era biondo. alto, dinoccolato e sornione. Aveva il vezzo di annuire a chiunque lo stesse guardando.
Suo padre era nato in Russia e sua madre al Cairo.

Mi introdusse nella sua piccola confraternita di filisofi, nonostante io facessi fatica a stergli dietro.

Ci accompagnava Thierry, un ragazzo Ruandese, nerissimo e magrissimo, le donne impazzivano per lui. Io invidiavo il suo poter indossare qualsiasi abito di qualunque colore senza mai stonare. Parlava inglese come nei ghetti newyorkesi.
Non si capiva una mazza.
Qualche volta tirava fuori le foto della sua famiglia, di cui aveva scarse notizie.
Storie di guerra civile. Storie molto tristi.

Il quarto fratello filosofo era Mark, un ragazzone tedesco.
Mark rideva sempre, e si riempiva di canne. E di birra. E di peperoncino piccantissimo.
Quando lo conobbi mi venne in mente una sola frase:
"You're german eh? germans are the beginning of the end".
Ci ridemmo sopra per un weekend filato.

Forse proprio quel weekend, sfatti di droga e alcol gettammo le basi del piano.
Nel piano potevamo scegliere il futuro dell'umanità. La fine dell'odio raziale, della distruzione del pianeta.
Sembrava che ogni pezzo del puzzle trovasse sistematicamente la sua posizione.
Ipotizzammo valori e numeri e ci lavorammo sopra. Davvero.
Selezionammo qualità genetiche e percentuali di mescolanza.
Finche non capimmo di essere arrivati tardi. Qualcuno ci aveva già pensato. Ma al contrario.
Ne parlammo per settimane, mesi. Affinammo le nostre idee e ne venne fuori un opera incredibile.
Quando fu chiaro che stavamo per dividerci promettemmo che qualunque cosa avessimo fatto nella vita, avremmo seguito il piano. E che il piano sarebbe stato messo in pratica senza mai usare la violenza.
Mark partì per la germania e Thierry si perse tra mille corsi universitari.
Gheorgos si diede anima e corpo nel salvare una ragazza tanto maniaca quanto bella.
Ed io decisi di scappare in Messico.

Dopo qualche tempo ho rivisto Gheorghos a Liverpool.
Non ero piu andato in Messico.
La sua ragazza stava meglio.

Nei nostri occhi con al lato il Mar d'Irlanda e senza pronunciare una parola, giurammo ancora di seguire il piano.

In bocca al lupo Fratello Gheorghos, ovunque tu sia.

lunedì 8 dicembre 2008

Considerazioni notturne

Sono le due di notte. In tv ci sono le repliche dei vari reality show.
Una sola cosa mi preme di dire:

L'umanità merita l'ESTINZIONE.




davvero.

sabato 6 dicembre 2008

Y que tal si lo pego por esto?

Ecco il video che vi avevo promesso.
Se non morite dalle risate significa che non lo avete capito. PUNTO.




Poi una piccola considerazione maschilista.
Dopo aver steso un nuovo concordato di pace con Silvia, mentre facciamo le manovre di disimpegno (dette anche coccole) le intimo di dirmi dove ha nascosto lo scontrino.
Quale? il suo!
Perchè voglio riportarla indietro al negozio e cambiarla. Vorrei prendermi il modello filippino, che lava, stira, cucina e non capisce l'italiano, così non discutiamo se vedere ballarò o il film per decerebrati su italia1.

Frio.

Mentre aspetto la sincronizzazione di questo maledetto iphone.
E sono già in ritardo nella mia personalissima tabella di marcia.
Volevo avvertire la gentile utenza che:
gli ultimi due post li abbiamo capiti al massimo un paio di noi e quindi mettiamoli da parte per ora. Il segnale c'è stato, il segnale non c'è stato, boh.
A breve seguirà un nuovo capitolo della saga Zax.
Questa sera poi se avrò tempo vorrei pubblicare un breve video di una serie argentina che abbiamo scoperto un po' per caso e che ci ha fatto morire dalle risate. (ovviamente gli ispano hablanti coglieranno meglio, soprattutto se abituati al "dejo" argentino).

In oltre:
Qui fa un freddo tremendo. Ho perso tutti gli mp3, non trovo neanche un film da vedere al cinema e dopo una settimana molto appassionata, Silvia ha deciso di rompere la pace e fare un po' di capricci. Io non so mai come gestire queste cose perchè sono un tipo emotivo.
Fuori c'è la neve sulle cime delle montagne, il nostro riscaldamento è rotto e il natale a Napoli ci costerà una fortuna.
Martedi inizio il nuovo lavoro.
Update terminato.
(scendo per andare in palestra, ma resto col pensiero attaccato alla scogliera, in attesa di una nuvola di fumo, un campanello, un fischio, insomma qualcosa)

mercoledì 3 dicembre 2008

segue i post esistenziali della settimana.

Che paura è stata perdermi.
E per perdermi è stato necessario perderti. Perchè eri il mio faro. Quello che ti dice dov'è la scogliera quando esci in mare aperto.
Poi qualcosa non ha funzionato. E la luce si è spenta.
Ed io ho remato e remato, verso il largo. Perchè pensavo che li avrei trovato un altro faro. Un'altra scogliera.
Per mesi e anni mi sono steso al sole di altre spiaggie. Parlavo con gabbiani e sirene.
Un paio di marinai mi hanno riferito che eri ancora un faro, un bellissimo faro tutto orgoglioso sulla punta dello strapiombo.
E altri anni.
Ho ricomprato una piccola imbarcazione, due remi ed è cominciata la navigazione.
Verso la sorte, verso la vita. Ma è stato solo fare un giro piu largo verso casa.
Tu sei la casa.
Alla luce dell'alba il tuo profilo si è confuso con quello di mille altre scogliere.
Gettavo la rete da pesca e rialzavo pesci che non erano quelli dei tuoi mari.
Ad ogni balena, ogni capidoglio che passava dinnanzi a me chiedevo se conoscessero il faro che illumina la notte della mia isola.
Finchè un delfino gallego ha preso a cuore la mia tristezza e scortato da mille sirene mi ha ricondotto davanti al tuo strapiombo.
La tua luce è ora intermittente, a volte passa e mi saluta, a volte gurda in altra direzione.
La mia rete ha pesci luccicanti che io porto in un fagotto sulla mia spalla mentre mi arrampico sulle tue roccie.
A metà strada mi illumini e sorridi e io ti chiedo un segno.
Un segno che indichi che la fatica ha senso.
Ti giri dall'altra parte, forse i tuoi no valgono come dei si.

Nettuno ha detto di non girarmi a guardare il basso. L'acqua è distante.
Devo salire e portarti i doni del mare.
Ma le forze mi mancano. La mia barca è persa alla deriva e la rete s'è impigliata.
Le sirene non cantano più e i delfini sono migrati.
Sono solo un'altra volta.
Illuminami ancora.
Ascoltami di nuovo e sarò sulla tua cima per il resto della vita.

sabato 29 novembre 2008

post criptici, ma molto sentiti

Post UNO
Voglio un tuo segno. Voglio un colpo, un pugno, un grido.
Voglio sentirti dire, si! lo voglio.
Voglio che mi chiami, che mi dici che vorresti il mio aiuto, il mio sostegno, la mia presenza, la nostra essenza.
Che stai aspettando che scuota gli alberi, che cadano le foglie vecchie, che tremino i palazzi. Che aspetti dalla finestra la furia ZAX. Che sei pronta a metterti in discussione, che sei pronta ad andare fino in fondo e se deve essere sia.
In caso contrario scegli di non scegliere. Di restare come sei, di avere quello che hai, che certamente è più facile. Scegli di rinunciare. Di non avere abbastanza forza per capovolgere l'esistenza.


Post DUE
E alla fine avevi ragione tu.
Bisogna guardare avanti, cercare l'emozione dei nuovi incontri che si nascondono dietro l'angolo.
Avevi ragione anche quando dicevi che sono malinconico, ed è già un anno che non cerco la vita avanti ma indietro.
Ti ho risposto che è un modo per scappare dal presente. E anche in questo mi hai inseguito e stanato.
E allora Ale, grazie.

giovedì 27 novembre 2008

Mario ha otto nipoti e si ricorda i nomi di tutti.
Nel 1940 già arruolato nella reale marina italiana è di base a Napoli.
Durante le libere uscite torna nel quartiere Chiaja, lì le sere si balla nonostante la guerra e la povertà. Si balla nelle case, alle feste. Tutti invitati.
E' qui che conosce Annunziata, la quale dopo parecchi balli troverà il coraggio di mandare un comune conoscente a dichiararsi.
Allora si diceva "vuliss fa ammore cu vuje".
Parole di una profonda poesia che vengono da lontano, dalla tradizione.
"vuliss fa ammore cu vuje" è un suono flautato che passa tra i muri dei palazzi, tra i bassi, nelle orecchie delle donne col capo coperto. Mentre portano i panni a lavare, mentre contrattano il prezzo degli ortaggi.
Sono parole d'amore che non lasciano indifferenti nessuno.
Chi le ha pronunciate attraverso la propria bocca o le ha ricevute per parola, dedica la propria vita all'amore.
Gli altri si consumeranno per l'eternità alla ricerca di una felicità solo fisica.

Dal porto il vento attraversa la città.
La notte le strade sono vuote, non c'è luce elettrica.
Mario non dorme mentre pensa alla sua promessa d'amore.

Gennaio 1941, la sua compagnia salpa per Tobruk, Libia.
Mario è uno sminatore di bombe sottomarine.
Il suo addestramento per tutta la guerra è durato mezzora.
Non ha mai toccato una bomba e non saprebbe neanche da dove cominciare per un eventuale disinnesco.
E' imbarcato sul Elisabetta Vittoria, peschereccio civile convertito alla marina militare. A prua c'è una mitragliatrice.
Manca il mitragliere. E a pensarci bene mancano anche le munizioni.
La Elisabetta Vittoria segue due corazzate e altre navi rifornimento.
Il mediterraneo è già in gran parte controllato dalla flotta britannica nemica.
Viaggiano sottocosta per tutta la Sicilia,, la Tunisia e finalmente arrivano a Tobruk.

A Tobruk portano le scorte che poi serviranno per il massacro di El Alamein.
Non c'è traccia dei locali. Non ci sono bordelli, le notti che non sono di corveè le passa con la sua compagnia a giocare a carte, da buon marinaio.
Un lontano cugino riceve il cambio e torna a Napoli.
Mario gli affida dieci lire da portare a sua madre.
Nessuno mai vide quei soldi, tantomeno il cugino.
Qualche mese dopo assiste allo sbarco di Rommel, della sua Panzerdivision con i carrarmati corazzati e le diavolerie della guerra.
Durante il lungo conflitto africano le notizie viaggiano con lentezza.
Si sà di vittorie schiaccianti e di sconfitte di misura.
Il fronte si capovolge varie volte, gli alleati avanzano e arretrano.
Fino al conflitto che segnerà la sconfitta africana dell'asse.
El Alamein appunto.
Quando i britannici sono ad un passo dall'accerchiare le truppe rimaste nel porto di Tobruk, arriva l'ordine di salpare per il peschereccio Elisabetta Vittoria.
Ma il porto è chiuso. La Royal Navy affonda qualsiasi imbarcazione provi a uscire.
Poi arrivano degli ufficiali britannici, è tutto molto confuso, nessuno capisce cosa stia succedendo.
Dopo tanta paura ai soldati italiani viene fatto capire che potranno lasciare la Libia di notte, a luci spente. Solo su imbarcazioni civili.

Mario è sottocapo, prendono il largo la stessa notte. Ha paura, trema, prega, si sentono bombardamenti da tutte le parti. Tobruk è caduta.
Per giorni si naviga verso le coste italiane senza contatto radio.
La mitragliatrice di prua viene gettata in mare. L'aviazione alleata cosi risparmierà la vita di quei pochi marinai scampati.
Grande stima e rispetto prova Mario per la marina navale di Sua Mestà il Re di Inghilterra.

In Sicilia la radio viene riaccesa. L'ordine è di tornare a Taranto.
A Taranto sbarcano, gli spetta lo stipendio dell'ultimo mese.
Mario diserta.

mercoledì 26 novembre 2008

valutazioni post-lavapiatti.

Dopo la sesta volta consecutiva che lavo i piatti in casa ho preso la solenne decisione che la prossima volta che mi comprometto con una donna questa dovrà essere una filippina, che lavi i piatti, rifaccia il letto, spazzi per terra e non si lamenti.
Perchè mi è capitata in sorte una donna in carriera, che sbuffa se c'è da pulire in casa, che disordina peggio di tre adolescenti in un campus universitario e se la prende con me se la cena non è pronta?
Dopo tanto lottare per la parità dei sessi, mi interrogo con il mestolone in mano, l'acqua calda che cade sui piatti sporchi:

"Per quanto ancora ce la faranno pagare?"

lunedì 24 novembre 2008

Diversivo-digestivo

C'è da chiedersi come mai alle tre del pomeriggio il miglior programma televisivo sia quello per bambini.
O se volete dovrei interrogarmi sul perchè io alle tre del pomeriggio stia guardando la televisione.

quando verrete a svegliarmi, gettatemi un secchio di acqua gelata in faccia. Non sopporto piu questa anestesia cosciente.

domenica 23 novembre 2008

JOIN THE CLAN (unisciti al gruppo)

E cosi dopo una settimana di fuoco, mi godo il weekend.
Ho fatto cinque colloqui di lavoro e la sera quando mi infilo nel letto dormo il sonno dei giusti.
Di quelli che stano facendo quanto possono per darsi una mossa.
Affronto con nuova verve il problema relazioni sociali, e noto qualche risultato.
Infatti chi mi si ricorda di me come vulcanico socializzatore, amico di tutti sempre al centro dell'attenzione, potrebbe facilmente scioccarsi dinanzi alla mia apatia comunicativa di questi ultimi anni.
Sono in grado anche di trovare temporalmente il momento in cui sono cambiato, ma non i motivi.
Eppure la gente ha smesso di interessarmi.
Non mi sforzo di capire cosa pensino gli altri, se ci sono visioni comuni o se sono possibili amicizie.
Forse perchè io non penso più a niente, non ho nessuna visione e sono abbastanza deluso dalle amicizie.
In questo clima pesante e noioso (il mio intendo) però ho trovato qualcosa di utile.
Ho preso sto cazzo di feisbuc e ne ho creato qualcosa di produttivo.
E così mi sono messo in contatto con tutti gli ZASSO del mondo e abbiamo fondato un gruppo, il clan zasso.
Con l'obbiettivo di ritrovare un punto di partenza e una storia comune.
Quindi con grandissima sorpresa siamo risaliti alle origini del cognome, della sua collocazione geografica (documentabile) e delle sue vicessitudini.
Gli Zasso sono presenti nella provincia di belluno (veneto) dal 1300, o almeno da allora ci sono certificati di nascita.
Probabile però la sua origine austro-ungarica o tedesca.
Forse collegati in qualche modo al cognome ZIS o ZAS di chiara discendenza germanica.
Il cognome non è diffuso in italia, anzi è presente in sole due località, in provincia di belluno soprattutto presso il paesino di Agordo e a Napoli.
A napoli però ci siamo solo noi (tre fratelli Zasso, di cui uno è mio nonno).
Qualcuno del gruppo ha avanzato la possibilità che durante la disfatta di caporetto alcune famiglie venete siano scappate verso sud per evitare i massacri degli austriaci e quindi potrebbero essere finite in campania.
Mio nonno però arriva con la memoria fino a suo nonno che era napoletano, parliamo quindi dell'ottocento. Ben prima della prima guerra mondiale.
Alcuni Zasso sono ancora li a belluno e dintorni. Altri sono migrati all'inizio del novecento in argentina, brasile e chile. Qualcuno lo abbiamo trovato in francia e altri tra il canada e l'australia. (nessun gringo so far!).
Molti si sono appassionati a questa mia ricerca e ricevo messaggi molto simpatici dagli zasso piu strani. Ho addirittura chattato con una signora svizzera, il marito della quale è anch'egli un Zasso.
Adesso il dilemma è: a Belluno troverò ospitalità tra i miei "parenti"?

giovedì 20 novembre 2008

Mamma ho visto un mennonita!

Paraguay 2006. Aprile circa.

"io ci terrei proprio tanto a vedere le colonie mennonite al centro del Gran Chaco"

"cosa sono i mennoniti?"

"sono una roba pazzesca: esuli russi, di etnia germanica, scappati dall'avvento del bolscevismo della rivoluzione d'ottobre, cristiani protestanti che rinnegano la dottrina di tutte le altre confessioni cristiane e vivono senza l'ausilio della tecnologia moderna, si vestono con stravaganti salopette jeans e cappelloni da puritani...ah e ovviamente come tutti gli esuli russi parlano solo il tedesco del 19° secolo".

"dove vivono?"

"vivono in questa savana subtropicale del Paraguay chiamata Gran Chaco".


Asuncion è la città più umida che abbiamo mai visitato. Il sole sembra concentrare tutti i suoi raggi nel perimetro della città. I condizionatori degli appartamenti immettono in strada altra aria calda.
L'insolito risultato rende impossibile uscire dopo le otto del mattino e prima delle sette di sera.
Anche se sociologi alle prime armi parlano di una consuetudine dovuta alla paura delle varie dittature che hanno insanguinato il paese rendendo la sua popolazione restia a mettere il naso fuori dalla porta di casa. Falso! E' colpa del caldo!
Il bus che ci porta da Asuncion a Filadelfia è una supposta di aria condizionata che attraversa l'inferno ida y vuelta due volte al giorno.
Sul mezzo siamo 4 turisti (dei nove che visitano il paraguay mensilmente)
I finestrini sono oscurati da fuori, le porte sigillate per non perdere neanche una "goccia" di aria fresca del condizionatore.
Due turiste svizzere ci precedono nei posti. Poi mi pare che ci siano un paio di cristi qualsiasi e un Guarany. Gli autisti sono due. Uno guida e non parla, l'altro ci offre da bere, aranciata, mate de guarany e fa conversazione con noi tutti ma soprattutto con le bionde svizzere.
Il viaggio dura cinque ore, ma potrebbero essere 9. Il tempo si appiattisce e il paesaggio ti fa dimenticare di essere sulla terra.

A metà strada.
Piu o meno a cavallo tra il niente del Sahara e il nulla cosmico lo sportellone si apre e salgono due sorprese.
Il mio primo contatto con due mennoniti è esattamente come me lo sono immaginato per mesi.
Non salutano, non parlano, hanno i cappelloni e le salopette, sono sobri, portano con se una valigetta. Sono vagamente ostili e io immagino che ci considerino degli svergognati che indossano sconciatissime magliette T-shirt.

Filadelfia è la colonia più grande del gran Chaco. Le strade si chiamano STRASSE con la ß. Non sono asfaltate c'è solo terreno. Ché se piovesse si chiamarebbe fango. Ma nel Gran Chaco non piove.
In Paraguay i turisti sono meno comuni dei giaguari. Ho visto 9 turisti in tre settimane. Nessun giaguaro vivo, ma dicono che siano bestie poco socievoli.
A Filadelfia c'è un solo hotel, e noi che siamo avventurieri della domenica abbiamo telefonato il giorno prima per conoscere disponibilità e prezzi (e andateci voi li col rischio di non trovare dove dormire, magari conoscerete qualche giaguaro!)
Ci sono due tipologie di camere, ci spiega in tedesco prima e in uno stentato spagnolo poi, la ragazza della reception (bionda con occhi azzurri).
Noi capiamo solo la parola "economica" e ci lanciamo verso il risparmio.
Mentre aspettiamo le chiavi assistiamo sbalorditi alla partecipatissima conversazione delle svizzere con la tipa del hotel. In tedesco s'intende!
Le chiavi arrivano contemporaneamente per tutti, ma loro salgono le scale e spariscono mentre noi veniamo accompagnati lungo un sentiero verso una costruzione al livello della strada.
La tragedia ha inizio.

La stanza economica è di gran lunga piu bella e luminosa e pulita e profumata e comoda e splendente che abbiamo mai visto in quattro mesi di viaggio.

Dal battiscopa fa capolino uno scarafaggetto che è li chiaramente per salutarci e farci le sue feste.
Figurati, abbiamo dormito con le capre e le galline e i cavalli e i cani randagi.
Allora lo scarrafone chiama a raccolta i suoi amici che vogliono salturaci anche loro.
Si materializzano da punti diversi. Prima cinque, poi dieci poi decine decine decine di scarafaggi e una cavalletta, delle formiche e altri scarrafoni. Grandi piccoli medi. Un grillo, una falena. Il pavimento diventa nero. E' il primo rave per insetti a cui partecipo.
Silvia ed io siamo nel panico, altrimenti ci chiederemmo che fine hanno fatto i due leocorni. Il panico si trasforma in isteria. L'isteria in rabbia convulsa.
Alla reception ci dicono che si può fare poco. Manderanno qualcuno a pulire.

Il chico che è stato mandato è alto due metri e venti e la bomboletta di raid anti-insetti nelle sue mani sembra più un deodorante spray monouso.

Sorride, sfotte forse?
Poi amabilmente ci informa della grande verità:

L'uomo non è l'abitante naturale del Gran Chaco.
Lo scarafaggio è il padrone di queste terre...
Ma state tranquilli, non volano, non saltano e non gliene frega niente di voi.

E grazie al cazzo!
Mi faccio lasciare la bomboletta insetticida e glielo faccio vedere io agli scarrafoni che sono guai a mettere i bastoni tra le ruote all'uomo! TSE', 'sta natura, crede di poter avere la meglio?
Dopo esserci avvelenati tanto quanto gli insetti discutiamo della possibilità di prendere la prima supposta di ritorno e cercare conforto tra le vuote ma belle strade di Asuncion.
Poi decidiamo di non darla vinta agli scarafaggi, né ai mennoniti né a quel gran figlio di un Chaco e a sua madre, madre natura per l'appunto.

Poi qui ci sono un sacco di cose da vedere! Il museo del pioniere e un supermercato. E figurati se noi ci perdiamo un supermercato.

La mattina dopo ci siamo già ambientati. L'unico momento difficile è stato quando uno degli scarafaggi scampati alla grande moria del raid è salito sulla gamba di silvia sotto la doccia. Scarrafoni anfibi.
Nel museo aperto apposta per noi due ci sono dei giaguari imbalsamati e altre cianfrusaglie. Il prezzo del biglietto non serve a mantenere il museo ma a foraggiare le casse della comunità.
Ci invitano a provare lo yogurt che dicono essere la specialità del luogo.
L'hotel ci fa vedere una videocassetta con la storia delle colonie, della sofferenza dei pionieri, degli scarafaggi nelle zuppe, delle coltivazioni bruciate dal sole, delle carestie.
Il punto di svolta di queste comunità è stata la cooperazione con gli indigeni del Paraguay. I Guarany (qui tutto si chiama Guarany, dai succhi di frutta ai soldi alla gente, è il simbolo nazionale, poi però gli indigeni guarany si contano sulle dita di una mano).
Quindi al tramonto ci è chiara una cosa: I mennoniti sono dei testoni in salopette, ma non dei fessi.
Nei loro campi di cereali mica ci vanno loro a spezzarsi la schiena, ci mandano gli indigeni che sono sfruttati e mal pagati.
Ora capisco perchè sono fuggiti dai bolscevichi, quelli se li trovavano se li mangiavano vivi, e non solo i bambini.

Il terzo giorno risaliamo sulla supposta congelata e riprendiamo il largo lasciandoci dietro 'ste colonie mennonite for good! Ci chiediamo però che fine avessero fatto le svizzere, se come noi fossero riuscite a sopravvivere (anche senza scarafaggi nella stanza al piano rialzato) o se si fossero arrese alla nullità violenta di questo posto.

Ad Asuncion facciamo il punto della situazione e ci dirigiamo verso il Brasile.

lunedì 17 novembre 2008

monday afternoon, about 18.30

Vogliamo tutte le soluzioni.
E anche tutti i problemi. Le domande e le risposte. Le musiche e le chitarre.
I film impegnati, cervellotici, i thriller e gli spauracchi.
Le commedie frivole e i sentimenti veri.
Vogliamo la rivoluzione e la guerra. La pace e la gente.
Gli amici con la A, i nemici e gli oppositori galantuomini.
Vogliamo l'amore e il sesso. L'allegria e le risate, i pianti veri e gli abbracci di quelli che non vediamo da una ventina d'anni.
Gli schiaffi forti che ti svegliano e le carezze che ti addormentano.
Vogliamo fidarci e rimanere vigili, perchè chiunque ci sta per truffare.
Vogliamo i soldi e le case e i pantaloni colorati e alternativi. I capelli lunghi e le pettinature alla moda.
Le foto con le gambe all'aria e mille compagni addosso.
I video dei matrimoni con le giacche e le cravatte. I paroloni, i discorsi seri che nessuno ascolta.
Vogliamo parlare della nostra attività, del nostro tuolo nel mondo e di quanto insignificanti siamo nell'universo.
Vogliamo saper dire quali stelle fanno parte delle costellazioni. O aprire il cielo con un dito.
Vogliamo volare e andare in treno. Vedere tutti i posti e dire che il meglio è dove non siamo ancora stati.
Girare il mondo e ritornare sempre al punto di partenza.
Vogliamo due genitori e non uno e mezzo.
Vogliamo una famiglia unita e che nessuno si faccia i cazzi nostri.
Vogliamo la solitudine e la compagnia, i sabati sera a ridere e le domeniche in gita.
Vogliamo una strada sicura su cui crescere, un lavoro normale e sentire di appartenere a qualcosa.
Vogliamo essere fuori dal coro, provare tutte le strade, aprire i portoni senza chiudere le maledette porte.
Vogliamo il passato e il futuro, il presente di emozioni forti e avvincenti.
Le gare e le rese. Gli alleati più forti e le squadre da trainare.
Vogliamo essere leader di tutti e seguire chi ha le idee chiare.
Vogliamo parlare e ascoltare cinque minuti.
Le cose gratis e le autostrade illuminate, i cani che ci fanno le feste e i gatti che si nascondono. Vogliamo giocare finchè si ha voglia e stenderci sul letto quando non ci va.
Vogliamo uscire dalla porta e combattere le ingiustizie del mondo ogni mattina, restare sul divano a interrogarsi sui propri falliementi.
Vogliamo tornare indietro nel tempo e dire a quella biondina se vuole fare un tratto di strada insieme, o dire a noi stessi che si sta sprecando un'occasione.
Vogliamo mangiare piu arancini di sicilia e essere magri e belli come nelle pubblicità.
Vogliamo che nessuno ci tradisca, che in tv diano sempre documentari sugli animali.
Vogliamo l'uomo su Marte e la fine della miseria.
Vogliamo dei figli, e crescerli come eroi. Vogliamo la matematica e la psicologia, l'ingegneria e la storia.
Vogliamo l'acqua che esce dalle sorgenti e il camino che brucia legna sintetica.
Un giardino di alberi e frutti, l'erba verde inglese. Nessuna repressione.
Vogliamo accogliere gli stranieri e portare la nostra cultura nel mondo.
Vogliamo pensare con le nostre teste e leggere i giornali su internet.
Vogliamo amare e essere amati.

e giù lacrime.

domenica 16 novembre 2008

Aggiornamento notturno



Aprite bene le orecchie. E' vero che un video delle Iene ma è interessante sentire quello che si dice riguardo i piani della P2, i quali sono in gran parte già attuati.
Manca giusto la sottomissione delle procure al potere legislativo (parlamento).
Ma mi pare che il governo Berlusconi si stia prontamente da fare.
Quindi se non vi ha già preso la nausea guardatevi anche l'ultimo video della giornata.

sabato 15 novembre 2008

il letargo veronese

Pare che Barak Obama abbia vinto le elezioni negli Stati Uniti.
Il buco dell'ozono è diventato cosi grande è considerato il sesto continente.
Fuori è arrivato l'inverno e in casa Zax ci si chiede se sopravviveremo anche a questo.
Cazzo e tutto questo in una settimana o poco più.

Mentre il vostro affezionato ha raccolto tutti i pezzi del mosaico e si è messo a ricomporre la propria vita partendo dal basso (ed è già la terza volta).

Ieri ho fatto un colloquio di lavoro che è durato una giornata intera. E orgogliosamente ho rifiutato di fare un secondo incontro. Perchè? Perchè non era un vero lavoro, ma una serie di truffe. Vendere prodotti finanziari di questi tempi...è come...no non lo trovo il paragone. E' una truffa e basta!
Ma ieri sera ero quasi pronto ad andare a correre. Poi non l'ho fatto ma è già un passo avanti. (E qui si avanza lentamente).
Buone nuove dal fronte australe. Siamo ad un passo dal lancio.

I ricordi delle medie, delle elementari e di anni di superiori si sovrappongono nelle conversazioni con i piu disparati compagni di scuola. Alcuni sono diventati delle mezze seghe, altri degli squali poche le sorprese positive, ma ci sono state.
Se facessi un bilancio delle mie imprese invece mi sento ancora lontano dall'aver concluso qualcosa nella vita. Però oggi sono ottimista e penso che il bello deve ancora venire.

So boys and girls don't give up!

martedì 11 novembre 2008

Zax, update.

In serata lieve schiarimento delle nubi esistenziali. Con deboli rovesci di panico.
Previsto tempo nuvoloso per il resto della settimana a meno che non esca un lavoro.


Un po di ringraziamenti:
Grazie a F, per quello che ci siamo detti. Per quello che nonostante tutto siamo ancora.
Un grazie a Silvia per aver riso delle mie pessime imitazioni del chancho che hanno scacciato via una brutta settimana.
Grazie a Mentana per aver ospitato la piu bella gnocca del giornalismo italiano, Rula Jabreal.
Grazie a M. che mi ha risollavato con una telefonata inaspettata e con la prospettiva di condividere le prossime esperienze boliviane.

Anche grazie a Feisbuc che mi ha fatto scovare i compagni delle elementari...e l'abbraccio di A. F.

Ora se non vi siete rotti il cazzo di leggere le mie lamentele quotidiane, ringrazio anche voi (quindici).

Buonanotte.

giovedì 6 novembre 2008

Zax in pillole

Sono depresso.
Questa è la grande novità di questo blog.
Sarà perchè ho perso il lavoro? Sarà perchè da quando sono in Italia ho messo su 25 chili?
Sarà anche perchè a Verona non sono riuscito a trovare la mia dimensione, gli amici che vanno e vengono? Chi lo sa!
Sono dodici mesi che non vivo più nel presente, passo ore a ricordare i tempi migliori.
Mi immagino un futuro che riparte dal Gabriele Zax del 1999.
Vi racconto questa storia:

Quell'estate sentivamo tutti di avere tra le mani il mondo. Non che sapessimo cosa farci, ma tutto era possibile, c'erano amicizie solide e pomeriggi di risate.
Conoscevamo persone nuove, almeno dieci a settimana.
Fu un pomeriggio di quelli che C. mi portò a casa di R.
Di R sapevo che suonava il violino, che aveva una qualche fissa per l'Irlanda, che era uno di noi, uno di piazza. Ah sapevo anche che aveva una sorella, ma non l'ho mai vista.
Ci fu un'intesa di sguardi, di propositi.
Fui coinvolto in questa strana carovana di adolescenti e dopo neanche un'ora facevo già parte di quella pazza estate.
R. mi disse in un orecchio (ma oggi rinnegherebbe) :
sono contento che vieni, perchè con questa gente qui mi sarei annoiato. Almeno saremo in due a divertirci.
Nacque un sodalizio che ci portò a Berlino, poi Amsterdam e Barcellona.
Le relazioni interpersonali furono sottoposte a dure prove durante il viaggio e non poche volte litigammo.
Ognuno si occupò di cosa vedere in ciascuna delle città. A me toccò Amsterdam, scelta non casuale visto che ero l'unico che si fumava le canne.
Infatti mi ricordo... cioè non mi ricordo quasi niente ma tanto fumo.
Prendemmo anche molta pioggia, devo avere delle foto da qualche parte.
Una sera svenni dalla febbre o dalla stanchezza o dal fumo e dormii quasi dodici ore.
Al mio risveglio R era diventato biondo (supersayan R furono le parole che echeggiarono più spesso ad Amsterdam quell'estate).
In quell'occasione nel museo di Van Ghogh feci la conoscenza piu significativa della mia adolescenza: Van Ghogh. IN PERSONA!!!
Oppure un tizio assunto dal museo per rendere sbalorditiva la visita.
Devo ammettere però che avevo assunto cannabis anche quella mattina.
Le sere le passammo nel quartiere a luci rosse, senza mai andare a puttane, chè nessuno aveva il coraggio.
Ma fingemmo talmente bene che C, scandalizzato, ruppe il sodalizio e con voce piangente ci disse: fate schifo, me ne vado! Zax in che direzione è l'albergo?
Io: di là credo...
Quando lo rivedemmo la mattina dopo, noi ci eravamo sbronzati, avevamo girato tutta la città a piedi, entrati in locali e discoteche, parlato con femmine e persi e morti.
Lui, C, aveva vagato invece di notte per buie strade deserte ché si era perso e non sapeva trovare la strada.
N0n ci parlò fino a Barcellona...anzi neanche a Barcellona.
Li R pianse davanti alla sagrata familla, oggi mi chiedo chissà se quando dieci anni dopo circa ha vissuto nella metacittà ha pianto tutti i giorni.
Una sera una ragazza ci chiese: tienen un duro?
Noi che eravamo giovani e molto arrapati ci guardammo con aria maliziosa, e come Veltroni rispondemmo: "se po' fa!!", si ce lo facciamo venire duro in meno di un secondo.
Fu amara la scoperta che un "duro" nella Barcellona pre-euro erano cinque pesetas.
E giù a ridere come matti.

Al rientro a Napoli, in un aereo pieno di concittadini partenopei, scoppio il classico applauso al pilota per averci portato sani e salvi di nuovo a casa. Anche li, C, seduto in disparte perchè autoesclusosi dal gruppo se ne usci con un urlo: CHE ATTERRAGGIO DI MERDA.
E l'anno dopo si iscrisse ad ingegneria Aerospaziale che almeno avrebbe fatto degli atterraggi decenti!

Dieci anni dopo siamo ancora tutti amici, anche se camminiamo sentieri diversi.
E oggi ricordi come questi valgono oro nei pomeriggi in cui il futuro è buio e antipatico.

mercoledì 5 novembre 2008

Kenedy Nixon

Non sono riuscito a trovare il video trasmesso da Enrico Ghezzi qualche notte fa.
Si poteva vedere tutta l'intervista tra Kennedy e Nixon con i sottotitoli in italiano.
Intanto allora beccatevi questo che è solo la parte introduttiva (niente in confronto col resto della registrzione).
Mentre speriamo che vinca Obama e che la crisi economica passi velocemente e senza troppi dolori.



giovedì 30 ottobre 2008

Napoli commenti a freddo.

A Napoli fa caldo.
E' incredibile la frenesia di una città che si muove cosi rapidamente dal giorno alla sera restando inevitabilmente legata alle sue tradizioni piu antiche.
Che stronzata ho scritto? Vediamo insieme.

In realtà io volevo postare il testo di una canzone che ho scoperto da poco.
Pazienza, Napoli ha la precedenza.

Sono arrivato un giorno e me ne sono andato almeno due settimane dopo.
Se a voi sembra tanto sbagliate, è pochissimo.
La città ti fa velocemente scivolare nel suo vortice di consuetudini.
Gli amici di una vita fanno il resto.
Allora le sere iniziano ad assomigliarsi tutte. Esci, bevi, san martino, il vomero, pianura, fuorigrotta. Giri e giri e alla fine torni qui.
Gli amici che ti sono mancati per mesi, che avresti voluto avere sempre con te anche a Verona invece sono piu distanti. Sempre meno compagni, sempre meno COMPLICI.
Le risate ce le siamo fatte, ma gli sguardi erano diffidenti.
Forse colpa di situazioni difficili. O anche del fatto che ora viviamo quasi tutti fuori dall'Italia e ognuno segue sogni e aspirazioni che mal si conciliano con la vita del gruppo.
Un po' con sollievo, un po' con tristezza ho ammesso a me stesso che queste cose non mi mancheranno piu.

Le mattine di napoli sono piu efficaci.
In genere le ho passate raccogliendo le storie di mio nonno (di cui sono il biografo ufficiale), oppure scontrandomi con mio padre o facendo qualcosa che accontentasse mia madre.
Una volta sono riuscito anche a suonare con mio cugino Enrico che ha 15 anni. Secondo me ne' io ne' lui avevamo alcuna voglia di farlo, ma doveveamo seguire il protocollo delle buone maniere, dei legami familiari e quant'altro.
Il risultato è stato poco piu che pietoso, molto piu per colpa mia che sua.
L'anno scorso gli ho regalato la chitarra elettrica RX, la verde, la prima chitarra elettrica che io abbia mai suonato. Qualcuno se la ricorderà...qualcuno dei tempi delle superiori.
La mattina piu proficua l'ho passata a sociologia (facoltà che ho seguito per un anno quasi e che avevo paura di non ricordare dove si trovasse).
Li avevo intenzione solo di fare gli auguri a Fabio, magari sentire due o tre battute della discussione della tesi e andare via.
Invece dopo manco 5 minuti mi avevano affidato il difficile compito di filmare la sessione.
Non volevo tirarmi indietro e per lasciare un segno indelebile del mio passaggio ho ripreso tutto di tre quarti.
Praticamente Fabio è venuto come quelli di UN GIORNO IN PRETURA. Ripreso quasi di spalle, davanti alla giuria. Un "collaboratore di giustizia" commenterà poi qualcuno.

Le sere napoletane invece sono state un susseguirsi di cene, parenti, storie (le stesse storie di sempre), amici di famiglia, figli di amici di famiglia.
Gente depressa per vocazione, chi cerca di complicarsi la vita per sentirla piu vera (anch'io sono passato per quella fase tempo fa).

Ho scoperto che mio nonno di 88 anni fa ancora sesso. Cioè con la...vabbè lasciamo perdere perchè questo ho promesso di non raccontarlo (ma è un segreto troppo grande per me solo, contattatemi privatamente e ve lo racconto).

G. mi ha sopreso con un maldestro tentativo di fare da paciere con R. col quale non parlo dal 2002 per ragioni che non meritano di essere riportate qui.
Chissà se alla fine ci è riuscito. Ve lo farò sapere poi.

Le serate tranquille invece le ho affidate ad Alessandra. Un tempo musa ispiratrice di scritti storie e.
Oggi Ale è una solida amicizia in un panorama dissestato di legami napoletani.
(Ale è anche molto altro, ma che volete capire voi? Avete dei complici? Ecco io si).

Napoli insomma è una giostra. Sali, giri, giri e rischi di non scendere più. Un sogno ad occhi aperti con persone che hanno contato tanto e troppo nella mia vita.
Poi mi sono svegliato una mattina e ho ricordato che ho una vita a Verona, che dovevo ritornare.
La città è stata la mia cura. Adesso sono guarito.

Poi nel treno mi sono accorto che mille delle persone che volevo vedere non ho avuto il tempo di farlo.
Chiedo scusa. Ci vediamo al prossimo giro, se vi andrà.

venerdì 24 ottobre 2008

giovedì 23 ottobre 2008


noche de parranda.
Queste occasioni non capitano spesso. Tutti di nuovo insieme.
Auguri hermano.

lunedì 13 ottobre 2008

Update!

ok, sono qui.
Non vi lascio soli non vi preoccupate.
Per chi mi cerca sono a Firenze per qualche giorno. A casa di Stefano.
Ho con me tutto, email, tel, internet.
Ma non avrò tempo per scrivere sul blog.
Poi tanto ci vediamo di persona.
Da Siena, se riusciremo ad andare, vi mando qualche foto.

Vi invito a non essere indifferenti alla causa del Free Gaza Movement, mettetelo sul vostro blog, fatelo girare.

Tutti gli altri appuntamento al 15.
un abbraccio.
Gabriele

martedì 7 ottobre 2008

The Free Gaza Movement

Ho appena finito di lavorare. La crisi, i soldi, le spese, i rincari ecc ecc...non bastano a fermare questa voglia di contribuire a mantenere piu umano il mondo.
Faccio quello che posso. Quello che posso oggi è un bonifico ad un amico, Vik, autore del famoso blog guerrillaradio.iobloggo.com
Lui ed altri si sono lanciati in una iniziativa estremamente umana. Liberare il porto di Gaza e ridare ai pescatori Palestinesi la possibilità di tornare a pescare entro i limiti accordati dal trattato delle nazioni unite.
Purtroppo, come sapete, Israele non vuole che i pescherecci Palestinesi escano nel loro mare.
C'è in atto un embargo marittimo violento e schifoso.
Il Free Gaza Movement di cui è parte attiva Vik, si è proposto, insieme a osservatori e attivisti di tutto il mondo, di portare alla luce questa intollerabile situazione. A spese loro i volontari hanno assaporato (ahimè) il freddo metallo delle navi da guerra Israeliane. Qualcuno è rimasto ferito.
Ma ogni giorno la presenza di osservatori internazionali sui pescherecci Palestinesi fa si che le navi da guerra Israeliane si rassegnino a lasciarli uscire in mare aperto. Questo aiuta di molto il popolo Palestinese di Gaza nella sua lotta alla sopravvivenza contro l'occupazione.
Vik attraverso il suo blog ci chiede di non voltarci dall'altra parte, di fare qualcosa anche noi.
Sul blog http://guerrillaradio.iobloggo.com ha pubblicato le sue cordinate bancarie.
Se ve la sentite di essere partecipi e avete a cuore i fratelli e le sorelle della Palestina fate anche voi un versamento.
Ma badate bene, non per pulirvi la coscienza, ma perchè veramente ci credete.
Un abbraccio
Gabriele Zax
Non sono sicuro che i sei gradi di separazione siano davvero possibili (non oggi almeno, ma tra un paio di anni sicuramente).
Intanto io ho fatto il mio esperimento cinematografico.
Ieri avevo l'insonnia da film. Pensavo a quel papero nano che veniva trasportato sulla terra da un fascio laser. Un film degli anni '80 che da bambino mi affascinava tantissimo.
Ve lo ricordate? si proprio quello che quando lo accarezzavano sulla testa gli si alzavano le piume.
Il film si chiama Howard e il destino del mondo.
Io ricordavo soltanto che nel cast c'era quell'attore simpatico che ha fatto anche l'avvocato del diavolo.
L'avvocato del diavolo è con Al Pacino e Keanu Reeves. Quindi su wiki ho cercato la filmografia di Keanu, quindi il nome di Jeffrey Jones e nella sua filmografia Howard e il destino del mondo.
Solo tre passaggi, invece di sei.
Adesso vado a casa e me lo scarico che ho davanti a me un revival dell'infanzia.
(dopo quello sull'adolescenza tragicamente fallito).
Ieri condividevo delle azioni base con il Petrazza non più Minimizzato, cioè stavamo chiacchierando ed è saltata fuori l'idea di andare a Siena insieme durante la mia discesa nella penisola. Chissà...non vorrei che dovesse rinunciare alla sua minimizzazione, o che debba uscire fuori dal cerchio delle azioni base (perchè il Petrazza parla così, con azioni base e minimizzazioni...ma nessuno sà di cosa parli, ma è un amico e quindi).

lunedì 6 ottobre 2008

Referendum DAL MOLIN

Dai ragazzi basta un click.



Referendum del blog www.beppegrillo.it
sulla nuova base militare DAL MOLIN a Vicenza




È lei favorevole alla adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell'area aeroportuale "Dal Molin" - ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l'integrità ambientale del sito?





Chi vota SI non vuole la nuova base militare DAL MOLIN a Vicenza.
Chi vota NO vuole la nuova base militare DAL MOLIN a Vicenza.

Foto e volti di personaggi noti

Chi ha letto il post su BOB si sarà sicuramente chiesto come è fatto questo strano personaggio.
Bene su internet ne ho trovato una foto.
Sperando che Bob non capiti mai su questo blog e che non abbia intanto imparato l'Italiano.








domenica 5 ottobre 2008

Ligabue, commenti a caldo

Ligabue è sempre lo stesso.
Un po' più uguale, un più po' santo e un po' criminale.
L'idea di andare a vederlo è stata una delle mie scelte improvvise.
"silvia andiamo a vedere se troviamo ancora un paio di biglietti, così dai...veloce preparati".
Sembrava che non ci fossero bagarini, l'arena era tutto esaurito...alla fine spunta un tipo con alcuni biglietti, li paghiamo un prezzo accettabile.
Non conoscevo le canzoni nuove, neanche quelle meno nuove in verità.
Il mio limite di demarcazione è l'album Miss Mondo, di cui ignoro tutte tranne quella che dice:

"Bimbo, dimmi tu come ti vuoiiiiii, tu come ti vuoiiiiii"
(ok questa è una citazione, ma a buon intenditore poche parole).

Ma non è un problema, Liga è bravo a scrivere pezzi che si somigliano, rime baciate o alternate, cadenza sulla à, partenze lente con finali al raddoppio.
Come vedi sono qua...monta suuuuu, e non ci....bla bla bla....URLANDO CONTRO IL CIELOOOOOOOOOOOOOO.

Però alla fine si salta si balla si canta si fa amicizia e fa piacere.

L'arena di Verona è meravigliosa per le orchestre, per la lirica, per il teatro. Davvero impressionante.
Ma con delusione devo dire che avrei voluto il pigia pigia, il fuggi fuggi, le corse, il sudore, le urla, le botte, i calci dei concerti rock.
All'arena invece si sta seduti, composti, chè qui stiamo in una città ordinata, democristiana, e fascista! porca miseria.
Niente canne, niente punk-a-bestia.
Se proprio devi cantare fallo con sobrietà.
MA CHE PALLE!

Poi per finire Liga ha guardato silvia, lo giuro.
Anche se eravamo lontani, sopra in alto al lato.
Questo che significa? significa che Ligabue un po' mi invidia e guarda sempre le donne che mi accompagnano, proprio come nel 1999.

A domani i commenti a freddo.
Notte!

sabato 4 ottobre 2008

La democrazia ai tempi della crisi.

Premessa: volo Verona Napoli in ritardo di due ore.

Conversazione tra un Pax (passeggero detto in termini dell'areonautica civile) e il Zax (detto in termini terra terra):

P: Cosa è previsto, mi scusi, dalla carta del passeggero come compensazione per il ritardo?

Z: uno snack credo, provi a chiedere alla collega del check-in.

P: Ma le pare? Siamo tre professionisti e credo che due ore del nostro tempo valgano molto di più di uno snack.

Z: Ma siccome la linea aerea non fa differenza tra professionisti e lavoratori dipendenti, il suo tempo oggi equivale a uno snack. Si accomodi pure al bar di sopra.

P: Mi sembra democratico (in tono sarcastico).

venerdì 3 ottobre 2008

cose dell'ottobre veronese 2008

Ho sepolto il mio cuore sotto montagne di terra.
L'ho fatto tanti anni fa e da allora non sono piu in grado di ricordarmi in che punto ho scavato.
Ho lasciato che si pietrificasse, che si fossilizzasse.
Questo destino avverso è tipico degli Zax. Siamo interdetti all'amore, proprio come il colonnello Aureliano Buendia di Gabriel Garcia Marquez.
Ho pensato che lo avrei ritrovato nelle avventure di una notte.
Oppure tra le braccia pazienti di una donna.
Magari ritrovarlo nella quotidianità, nel lento scavare, nell'abituarsi all'altro.
Il cuore serve ragazzi. Niente scherzi.
Ci serve per non farci del male, e per non farne a chi ci sta attorno.
Non basta l'anima, non basta la coscienza. Ci vuole il cuore.


Intanto...
Ho proprio bisogno di ferie. Non tanto per staccare dal lavoro, che è quasi piacevole di questi tempi. Ma per allontanarmi dalla monotonia di casa-lavoro-casa-lavoro.
Non mi ricordo l'ultima volta che ho abbracciato un fratello o una sorella. Insomma esseri umani veri, di carne e ossa e non questa strana forma di vita veneta fredda e insipida.
Mio nonno dopo l'esordio narrativo della saga degli Zax mi ha già detto che quando aveva 5 anni...bla bla bla..., non ho capito niente ma lui era molto emozionato. Quindi mi aspetta per raccontarmi tutti gli aneddoti della sua vita, a cominciare dal lontano...boh, 1923?

Per finire, come alcuni di voi, anche io oggi mi vergogno di essere italiano dopo la puntata di annozero di ieri nella quale è venuto fuori che siamo un paese maledettamente razzista.
Mi veniva voglia di prendere quel ragazzo di colore con l'occhio gonfio e portarmelo a casa e difenderlo dall'intolleranza di MERDA di questo paese. La Santancheperepepepè è davvero una persona dalle idee contorte e andrebbe bene insieme al mio sindaco leghista (il Tosi, veronese).
Poi se siete stanchi della solita storia vi invito a leggere l'articolo di Wikipedia su Benito Mussolini.
E ditemi se alla fine non è fortissima la corrente che vuole creare un fascismo buono (prima del '39) e uno cattivo (quello della guerra e delle leggi raziali).
Tanto forte che alla fine quasi ci ho creduto.

mercoledì 1 ottobre 2008

Ushuaia Mayo 2006

Nel "piano" c'era di arrivare a Ushuaia entro metà primavera per non trovare lo stretto di Magellano inattraversabile.
Non che i contatti tra la tierra del fuego e il resto della patagonia si interrompano in inverno, ma si fanno meno agevoli e piu pericolosi.
Il programma di viaggio prevede la discesa del Chile e la risalita dell'Argentina a cominciare proprio dal fondo.
Invece colpa del carnevale di Oruro, o quello di Piriapolis o della nostra sconclusionata agenda di viaggio arriviamo dalle parti di Commodoro Rivadavia nel pieno dell'autunno australe!
Anzi a poche settimane dall'inverno.
Nel preparare gli zaini da 75 litri avevamo dovuto tener conto di troppi fattori ambientali, di cambi di stagioni, di mare-montagna-pianura-collina-ghiacciai.
A Montevideo abbiamo svuotato tutto e buttato la metà dei vestiti (consumati, stracciati, macchiati, e inutili).
Quindi iniziamo la discesa verso l'antartide in modo assolutamente impreparato.
Per questo a Rio Gallegos, l'ultima citta argentina prima dello stretto di Magellano, ci giochiamo quasi le gambe. Tira un freddo che neanche in Inghilterra.
Da Rio Gallegos a Ushuaia c'è un solo servizio di bus. Monopolista, quindi mezzo scassato senza riscaldamento, con posti scomodi e niente pranzo a bordo.
Il Zax è innamorato dell'avventura i si beffa dei pericoli, ma la sua compagna un po' meno.
Cosi nel mezzo del niente su questa statale lunghissima e deserta, con la neve alle ginocchia e nel
cuore della notte, il bus si guasta.
L'autista non si perde d'animo e senza avvisare nessuno se ne esce in maniche di camicia con una grossa chiave inglese alla volta del motore.
Scene da thriller di Stephen King.
Per una buona mezzora nessuno NESSUNO si azzarda a dire niente, neanche un commento, c'è la porta del bus aperta entra un freddo della Madonna (la Madonna del Fuego).
Dopo varie occhiatine, tre di noi si alzano all'unisono e decidono di andare alla ricerca dell'autista del bus.
Sono come nelle migliori barzellette: un francese, un argentino e un napoletano.
Il napoletano è il vostro effezionato ovviamente.
L'autista non è morto assiderato, ma sempre in maniche di camicia sul retro del bus per metà immerso dentro al motore e l'altra metà immerso nella neve.
Qualcosa si è rotto, e noi tre facciamo le belle statuine al freddo quando è chiaro che nessuno se ne intende di motori, di pullman, di strade patagoniche e di autisti di bus.
La nottata si sblocca quando il francese dice: ho tre panini nello zaino.
L'utista continua a riparare il bus e noi ci riempiamo la pancia ché è meglio morire con lo stomaco pieno.
Dopo 4 ore il bus riparte e all'alba siamo da qualche parte. Nessuno ha bene chiaro dove, ma c'è un bar che vende thè caldo, caffè...
L'ultimo scoglio da superare è la burocrazia Argentina, che unita a quella Chilena ci presenta uno spettacolo esilarante.
Infatti lo stretto di Magellano è controllato dai due paesi in quanto confine. L'unico attraversamento dello stretto è per raggiungere Ushuaia (che è si l'ultima città australe del mondo), quelli che ci passano tutti i giorni vengono per forza dall'Argentina, per forza vanno ad Ushuaia e per forza passano per quella strisciolina di Chile disabitata.
Allora:
1)si timbra il passaporto all'uscita del primo paese
2)si ritimbra all'ingresso del secondo venti metri piu avanti, si sale sul traghetto, si passa lo stretto
3)si esce dal Chile timbrando di nuovo il passaporto
4)si rientra venti metri dopo in Argentina che vuole di nuovo mettere uno stampo sul passaporto.
In totale abbiamo fatto il gioco delle tre carte (o dei 2 passaporti o dei 4 visti) da fessi per una ora e quarantacinque minuti. Il tutto davanti a solerti militari di frontiera con estasiate faccie per ogni timbro.
Abbiamo buttato 4 pagine di passaporto. Roba che se non ci fosse stato piu spazio per i timbri a metà della corsa ci buttavano a mare.
Per lo stretto di Magellano vi rimando ai miei video su Youtube.
A Uashuaia è notte. Ci assalgono 5 o 6 proprietari di ostelli appena mettiamo piede giù dal bus.
Scopriremo poi che la città è priva di qualsiasi attività economica che non sia legata al business del turismo. Quindi gli alberghi, le pensioni, gli ostelli si sono moltiplicati negl'ultimi anni come funghi e la concorrenza è agguerritissima.
Una mattina un signore ci chiederà cosa diavolo ci facciano tanti turisti a Ushuaia. forse perchè poi si fanno belli con gli amici per essere stati nella città più a sud del mondo??
Silvia ed io ci facciamo rossi dalla vergogna ed educatamente ce la squagliamo.
Per dare un senso a quella visita passiamo per tutti e due i musei della città (uno con delle bellissime mappe antiche e altre cianfrusaglie dei primi esploratori).
Invece il panorama è imperdibile, davanti a noi c'è il famoso canale di Beagle e la costa chilena dall'altro lato. L'aeroporto di Ushuaia deve offrire degli atterraggi mozzafiato, la rampa di decollo si trova su una striscia di terra nel mezzo del canale.
L'argentino e il francese dormono nel nostro ostello, la mattina facciamo sempre colazione insieme. Tira un'aria molto familiare nella baita che ci ospita. La colazione è a base della cosa più buona del mondo: EL DULCE DE LECHE.
Il Francese non è Francese ma Canadese, fa l'osservatore ONU e si lancia in ardite discussioni politiche in inglese senza avere grande dimestichezza col mezzo (e neanche tanto sull'argomento).
L'argentino invece è impreparato sul clima locale, ha un pullover e un jeans. Praticamente non mette mai il naso fuori di casa, poverino.
Noi ci sentiamo cosi spavaldi che una mattina saliamo sulla seggiovia (ohhhh la seggiovia, che bonita mi amor...y se mueve solita...., silvia non aveva mai visto una cosa del genere).
Saliamo saliamo saliamo finchè non siamo ai piedi del ghiacciaio perenne.
Saliamo saliamo saliamo finchè non siamo sulla cima del ghiacciaio.
Ci rotoliamo nella neve. Due settimane prima stavamo facendo il bagno nell'oceano atlantico.
Ho lasciato il mio nome sulla neve e l'ho scritto con la pipi, era una cosa che volevo tremendamente fare da anni. ho delle foto da qualche parte.
L'antartide è a pochi Kilometri, basterebbero 4000 dollari per prendere una di quelle crociere che partono da Ushuaia.
Ma noi con quei soldi facciamo il giro del mondo!
E poi andaimo di fretta che entro due settimane abbiamo appuntamento con Stefano a Bariloche, giusto il tempo di risalire la cordigliera delle ande e attraversare orizzontalmente la patagonia.
ciao!

sabato 27 settembre 2008

Persone e Personaggi

Nome:P.C., alias Paul Chamber, alias Pòl Sciamber (a la francese), alias Bob...o il rosso, el rojo, el diablo, quell'essere mitologico metà uomo e metà satana.

segni particolari: una vistosa panza da alcolizzato. Pettinato in modo tale da formare due specie di corna sui lati della testa e un pizzetto tutto rosso, rosso scozzese diciamo. Le mani di un bambino e i modi di una checca. Bianco lattiginoso, un vero e proprio Celtico.

Normalmente non faccio un post intero su i casi umani che ho conosciuto. Ma Bob merita una dedica speciale se non altro per l'insistenza con la quale il destino ha deciso di farmelo incontrare lungo la mia strada in mille occasioni, sfiorando quasi il ridicolo.
Bob ha problemi di comunicazione, semplicemente non si capisce una mazza di quello che dice, e non solo perchè è inglese, neanche perchè è di Lancaster ma perchè soffre, poveretto, di un qualche difetto di pronuncia che lo porta a emettere una sorta di balbettìo fischiettato con zeppola ed erre moscia.
Fatalità: l'annus domini nel quale lo conosco, Bob lavora al telefono per una compagnia di recupero crediti.
Al telefono Bob si presenta come Paul, ma neanche i suoi connazionali lo capiscono e di default lo chiamano col nome foneticamente più vicino a ciò che sentono: BOB appunto.
Lui non ci fa caso, anzi prende a cuore il nuovo nome e lo coltiva trasformandosi brevemente nel nostro famoso Bob.
L'altro segno distintivo è una totale e patetica sindrome da mancanza di amore. O di sesso. O di qualunque contatto fisico si possa registrare tra umani.
Bob è timido.
Cura il proprio aspetto esteriore ogni sera davanti alla televisione bevendo un giorno una bottiglia di vino rosso (giornate chic!) e l'altra due o tre pinte di birra (giornate un po' meno chic) diminuendo drasticamente le possibilità di conoscere l'altro sesso, o anche solo il fenomeno di impollinazione, come i fiori!
Per il resto è quasi normale.
Ha 34 anni e vive con Mamma e Papà. In Italia, nessuno scandalo. Ma in Inghilterra è roba da pazzi.

Bob è mio collega di lavoro in quel primo anno in Inghilterra ma soprattutto è amico di Elliot, che divide la scrivania con me. Elliot è ok, ha un solo difetto, è amico di Bob.
"He knows people cannot understand him" è la frase che pronuncieremo più spesso per un anno.

Nel gruppo italo-spagnolo non si lascia dietro nessuno. Neanche Bob, e infatti ce lo portiamo dietro a tutte le feste, le cene, le uscite.
Memorabile è la sera di capodanno del duemilaequalcosa quando completamente ubriaco Bob cerca di baciare la padrona di casa dove facciamo il cenone. Riesce grazie all'effetto sorpresa, praticamente le salta addosso davanti ai figli e al marito di lei.
I cannoni e il vino stemperano gli animi e si scongiura la tragedia.

Bob Sparisce.
Anzi sparisco io che preparo le mie cose per andare in Messico.
Poi si cancella il Messico e mi ritrovo a Manchester in un nuovo appartamento col vecchio Jack.
Di Bob non resta neanche il ricordo finchè non comincio il mio nuovo lavoro alla Emirates.
E lui è li, inizia lo stesso giorno, fa il colloquio lo stesso giorno, parliamo quasi le stesse lingue, abbiamo esperienze lavorative comuni...sento l'ansia di assomigliargli.
Per fortuna siamo in dipartimenti differenti e ci occupiamo di cose che raramente si congiungono.
Ma dopo qualche settimana entra nel giro delle mie amicizie di lavoro, e addirittura me lo ritrovo una bella domenica mattina che trasloca nella casa di Handforth (che nel frattempo è diventata la mia dimora insieme a Silvia e a altri amici).
Bob si innamora di tutte le donne che superano la soglia di casa. Si concede in versioni chef oppure da colto esperto di vini, si trasforma in zerbino e chaffeur per chi se ne approfitta.
Fino al giorno in cui conosce Khatol. Un altro mezzo mostro, metà arpia e metà troia.
La quale lo schiavizzerà, gli chiederà soldi in prestito facendogliela annusare ma senza mai dargliela. Le loro scene sono da film muto, anzi da musical. Paul, pardòn, Bob danza a ritmo di figa e lei muove i sottilissimi fili.
Per mesi fino alla tragedia. Quando gli ormoni o le palle di lui esplodono impollinando il giardino di mezzo isolato. Le salta addosso in cucina una mattina di settembre e incredibile, prova a farsela, cosi con tutti i vestiti. Gronda sudore e libidine Bob. Solo le urla di lei impaurita la salveranno. Quando accorriamo il vedersi è quasi comico. Bob è in alto mare, affoga nella tempesta ormonale e grida: "tutti a babordooooo!!!!".
Khatol fa finta di essere in procinto di piangere.
Lei sa bene che a tirare troppo la corda, quella si spezza. Si spezzerà la corda e anche il cuore del povero Bob, il quale uscendo di scena per sempre dirà: Quella donna aveva detto di amarmi!

Di lui si venne a sapere che era tornato a vivere con i suoi e che passava tutto il tempo nella vana ricerca dell'amore. O di un buon sesso per poche sterline.

martedì 23 settembre 2008

Con le valigie piene di regali per i figli

Nel dicembre del 2003 ho scoperto quanto un disastro possa trasformarsi in un'avventura.

La vigilia della vigilia di Natale Elliot ed io decidemmo di salutarci e di festeggiare il natale alla nostra maniera. Anzi alla maniera inglese (la ormai famous British Way).

Elliot ed io eravamo ottimi amici. Non avevamo quasi niente in comune se non il lavoro.
Io avevo ventidue anni e lui forse ventisette.
Passavamo pomeriggi ad illuderci di poter conquistare le colleghe degli uffici della RMA di Preston.
Sarebbe ingiusto non ammettere che alla fine lui cuccò molto piu di me.

La vigilia della vigilia di Natale l'avremmo passata in giro nei soliti pub del centro, bevendo birra e provandoci con tutto quello che ci passava di fianco.
Si unì a noi anche Paul. Paul Chamber, detto Bob. Uomo mitologico metà umano e metà diabolico che meriterrebbe un capitolo a parte nella biografia dei personaggi della mia vita.

L'indomani avrei invece raggiunto mia madre a Napoli per passare con lei il natale.

Dopo giri di birra, canne, risate senza senso e le uscite di Bob ci ritrovammo metà svenuti a casa mia. Elliot mi avrebbe accompagnato all'aeroporto alle 4 del mattino.
Con l'ultimo guizzo di coscienza gli dissi che un paio di ore di sonno non ci avrebbero fatto male.
Riuscii a risalire le scale e a fiondarmi sul letto, mentre il mio amico invece collassò sul divano con la bava alla bocca.
Alle 4 mancavano ancora due ore al decollo del mio volo.
Alle 5 mancava ancora un'ora al decollo del mio volo.
alle 6, quando aprii gli occhi, il mio volo per Amsterdam era appena partito.

Svegliai Elliot urlando. Lui ci mise qualche minuto a capire cosa stava succedendo.
Ci fiondammo all'aeroporto. La signorina olandese ci prese a cuore.
Io dovevo avere la faccia di un allucinato, metà spenta dall'alcol e dal fumo e l'altra metà in preda al panico.
-"C'è un altro volo per Amsterdam Mister Zassò, ma sono spiacente di informarla che perderà la coincidenza per Naples, non ci sono altri voli per Naples da Amsterdam"
-"o cazzo!!"
-"vuole partire lo stesso Mister Zassò?"
-"mmm ehmmm brrrr frfrfrf....si parto lo stesso, mmmm ehmm brr frrffr, male che vada mi farò il natale ad Amsterdam"
-"E' sicuro di stare bene Mister Zassò??"
-"SI, minchia, stop calling me Mister Zassò....please!

Alle otto presi il volo per la capitale olandese. Una volta sceso chiamai mia mamma e le dissi di non preoccuparsi, che il suo unico figlio aveva appena perso il volo e che non sarebbe mai riuscito ad arrivare a Naples per il cenone della vigilia.
Mia madre che è molto sentimentale si sciolse nelle lacrime. Mi sentii una merda.

Ad Amsterdam resistetti all'idea di chiudermi in un coffee shop per tutto il natale e feci il giro delle sette chiese: BA, Alitalia, Lufthansa, Aeroflot, Iberia, Klm e Air France.
L'ultima mi offrì di andare a Parigi e poi a Roma per una modica cifra.
Accettai sorridendo all'avventura.
Era però l'unico modo di avvicinarmi a Napoli.
Sull'aereo per Paris conobbi una ragazza napoletana che aveva paura di volare. le raccontai le mie disavventure.
All'atterraggio mi confidò che la mia storia l'aveva fatta distrarre e che il volo era stato quasi piacevole.
Alle 17 il volo per Roma era invece vuoto. L'hostess mi chiese in quale terminal saremmo atterrati. Le risposi che quella domanda l'avrei dovuta fare io ma che quel giorno era già stato troppo pieno di emozioni per protestare. Le raccontai la mia storia, si pisciò addosso dalle risate.
A Roma atterrammo alle 20 circa.
Da Fiumicino a Termini non successe niente che valga la pena di raccontare.
A Termini sull'eurostar delle 21.20 avevo un biglietto di prima classe. Non chiedetemi come. Non me lo ricordo.
Sul sedile di fronte al mio (il treno la sera della vigilia di natale era quasi deserto) si sedette una biondissima ragazza americana.
Quando mi chiese se parlassi inglese il cuore mi balzò in gola perchè potevo finalmente sfoggiare il mio inglese british anche sul suolo patrio.
Mi chiese se le valigie all'ingresso della carrozza fossero al sicuro...
Due minuti dopo un tipo stava già cercando di rubarsele.
Urlai correndo per fermarlo, un po' come un bambino farebbe per spaventare i piccioni e farli volare via.
Divenni subito l'eroe della carrozza 7.
E anche amico della ragazza americana. Che poi era in realtà Ucraina, ma da bambina si era trasferita negli USA e ora tornava a trovare l'unica sua parente rimasta viva, una cugina, che viveva a Naples appunto. Una storia struggente.
In due ore di treno ci raccontammo anni di vita, diventammo amici intimi e colleghi di lavoro.
Lei lavorava per la Motorola, si proprio quella dei cellulari.
Il Zax le fece notare che Motorola NON BUONA COME NOKIA, e allora diventammo un po' meno amici. Le mie critiche si concentrarono sull'impossibilità di richiamare il numero di telefono dalla rubbrica e inserirlo come destinatario degli SMS (lo so sono tecnicismi noiosi per voi lettori, ma nel 2003 la motorola faceva abbastanza cacare).
Quando arrivammo a Naples erano le 23.20, lei si sarebbe trattenuta in città per 5 giorni.

-"potremmo andare a bere un coffee prima che riparta"
-"lasciami la tua mail, se posso ti scrivo"

Arrivai a casa di mia madre giusto in tempo per prendere il bicchiere di spumante e brindare alla mezzanotte con tutti i parenti.
Mia madre piangeva di tristezza. Appena mi vide sull'uscio invece di essere contenta pianse ancora di più perchè, lo sapete, è sentimentale.

All'americana bionda non le scrissi perchè il destino era stato già abbastanza generoso con me quel giorno e mi sembrava cattiva educazione insistere.

La fortuna tornò nella norma quando fabio mi appese ad un appuntamento, Elliot si burlò di me per telefono e la KLM mi cancellò il volo di ritorno.
A Capodichino la responsabile del volo per Amsterdam mi disse che io avevo volontariamente cancellato il ritorno ad amsterdam ("ahhh" -pensai io-"...deve essere stato quando una tipa vestita di blu mi ha chiesto in olandese: aksfdhe asiohwef askhfasfejfsod skidsn fhdfhgls... al transfer desk, alla quale risposi WHATEVER!)

Quello che segue nelle note della mia prenotazione, che la signorina gentilmente decise di condividere con me, mi lasciarono piuttosto scioccato. Le possiamo riassumere come segue:

" Mister Zassò si è presentato all'aeroporto di Manchester in ritardo di 90 minuti, mi ha pregato di riprenotarlo sul seguente volo anche se non era possibile. Sono venuto incontro alle sue richieste perchè mi ha mostrato che nella valigia aveva i regali per i suoi figli che non vedeva da tanto tempo. Sarebbe stato davvero crudele lasciarlo a terra".

Mia madre ricominciò a piangere.

domenica 21 settembre 2008

Le saghe dei ZAX

Non sono nato in Colombia per caso.
Anzi no, non sono nato in Colombia perchè mia nonna Nunzia non volle.

Nel 1951 Mario aveva già acquisito una discreta conoscenza nella galvanotecnica.
Un "mestiere" quello che stava in bilico tra la chimica e la metallurgia.
Era mastro della sua stessa impresa e aveva almeno 10 dipendenti sotto di lui.
Una grossa ditta inglese gli aveva commissionato il trattamento dei loro prodotti.
Poi venne la crisi era già il 1952.
Meglio detto si sgonfiò il boom economico, iniziarono le lotte sindacali e le imprese straniere trasferirono le attività produttive in paesi meno sviluppati.
Mario non si perse d'animo e tornò ad aprire la sua attività nelle umide stanze in un cortile di un palazzo alla riviera di Chiaja.
Una grossa azienda, che oggi chiameremmo multinazionale, gli propose di andare a dirigere lo stabilimento di galvanica a Medelin, in Colombia.
Ma la passione per il sudamerica aveva già radici profonde. Forse comuni a quegl'italiani che da mezzo secolo o più emigravano verso l'Argentina o gli Stati uniti d'America o l'Australia.
Mario aveva conosciuto Tobruch, Tripoli e Bengasi durante la seconda guerra mondiale.
Forse la Grecia e un po' di Egitto. L'avventura e l'esplorazione di nuovi luoghi lo intrigava tantissimo, ma altrettanta era spesso la paura di trovarsi in situazioni sconosciute.
Questa perenne indecisione lo aveva salvato troppe volte durante la guerra.
Adesso avrebbe avuto finalmente l'occasione di soddisfare quella voglia di scoprire il mondo che gli era mancata.
Si decise che questa era la sua possibilità di svoltare, di dare alla propria famiglia un futuro migliore, di crescere professionalmente e umanamente.
Niente di meglio che un grandissimo paese tropicale, pieno di foreste, fiumi, laghi montagne e cascate. Dove la lingua dei locali non sarebbe stata troppo difficile da imparare e le abitudini abbastanza simili a quelle della vecchia europa meridionale.
Per giorni fu stretto da una tenaglia al cuore. Cercò con forza il modo migliore di riferire la notizia alla moglie.
Allora migrare spesso significava partire da soli, senza legami. Ma Mario voleva trasferirsi con la moglie e le figlie.
Sapeva che la moglie Nunzia non avrebbe accettato la cosa facilmente. Sapeva che ci sarebbero state interminabili discussioni, litigi, recriminazioni.
Non era facile far ragionare quella donna!
Tanto bella quanto testarda.

Quando Mario trovò il coraggio, o meglio la forza di affrontare Nunzia per spiegarle di quel progetto non aveva ancora ben chiaro quale fosse la mancanza di limiti, la furbizia, la determinazione della donna che aveva sposato.
Infatti lei per settimane si mostrò fintamente euforica, contenta.
Mario prese la cosa come un buon segno e andò in questura a farsi fare i passaporti.

La sera prima della partenza, Nunzia con la delicatezza di un maestro del bluff, mise i passaporti nel fuoco, fece nascondere le valigie a casa di un'amica del quartiere e si addormentò al lato del suo ignaro marito.
Quando si svegliarono l'indomani e Mario si accorse delle sparizioni non fece alcuna scenata.
Non disse niente, si limitò a constatare la mancanza delle valigie e dei passaporti.
Con ammirevole rassegnazione spense per sempre l'idea di andare in Colombia e rimase in silenzio per altri 55 anni accanto alla moglie che amava.
Pochi mesi dopo, era il 1953, nacque mio padre, in Italia.

Non sono Colombiano perchè mia nonna Nunzia non volle.

mercoledì 17 settembre 2008

La giungla moderna

Arrivare tardi in mensa.
Arrivare tardi in mensa non è una questione di orario.
La lotta ancestrale per la sopravvivenza assume connotati unici nell'era post industriale.
L'uomo non è piu costretto a combattere contro animali piu feroci, affamati e fisicamente meglio dotati.
La natura è stata soggiogata, la selvaggina si caccia con le forchette e i coltelli e l'unico scudo che ci è rimasto è un vassoio...le lancie e le freccie sono armi spuntate oggi. Meglio un cucchiaio e un coltello senza punta ma con seghetto.
Nella lotta per la sopravvivenza la scansione del tempo è diventata cruciale.
Gli animali si lasceranno catturare solo dalle 12:00 alle 14:30 o dalle 18:00 alle 23:00.
I nuovi orari di madre natura.
Chi non arriva a capire i veloci ritmi della giungla di cemento è destinato a perire o quantomeno a pranzare grissini e yogurt.
Il cavernicolo Zax, unico rimasto della sua specie in aeroporto, ha velocemente preso nota dei veri nemici.
Quindi arrivare tardi in mensa non è una questione di orario. Cioè non dipende dalle lancette dell'orologio ma dalla fame atavica dei velociraptor in maglia rossa:
I POMPIERI!!!!
Fatale è stato per molti non essere riusciti a precedere l'arrivo in massa di questa razza felina, bipede, dall'aspetto sornione e lo stomaco d'acciaio.
Gli struzzi mangiano le pietre, i pompieri tutto il resto.
Quando il branco si presenta ai vassoi della mensa i cuochi tremano e le inservienti svengono.
Precederli è fondamentale, infatti dopo il loro passaggio non cresce l'erba, ma neanche i primi e i secondi o i contorni.
Sono affamatissimi. Tutti grossi e sani. Meridionali per la maggior parte, abituati a pranzi e cene pesanti sono allenatissimi e sfidano il peperone piu unto e grasso senza battere ciglio!
Primi, secondi, contorni, antipasto, formaggio, pane e dolce.
Un vassoio non basta.
Il pompiere in mensa non passa con il cartellino delle timbrature elettroniche, la macchina non lo sosterrebbe.
Il pompiere mette una firma su un registro speciale, d'acciaio.
Dopo aver lasciato il vuoto fanno ritorno nelle loro caverne lanciando grotteschi mugolii di piacere, spingendosi e dandosi grosse pacche sulle spalle.
Ruttano: dicono che sia un rito ancestrale, significa che la caccia è stata proficua e la tribù è salva.
Si andranno a sedere nei loro cunicoli e inizieranno il difficile processo di digestione, placati finalmente per un pò....almeno fino all'ora di cena.

martedì 16 settembre 2008

Non incrociare i flussi, è male!

Tra post e postarelli questa settimana ci sarebbe tanto da scrivere.
Potremmo cominciare dal lavoro che non va per niente bene.
Le solite voci di esuberi e mancati rinnovi di contratti.
Le mie colleghe precarie (come me) ieri mi hanno assalito e assillato.
Chidendomi come facessi a rimanere cosi calmo e da quel momento in poi mi hanno passato l'ansia del precariato.
Non mi sento minacciato dalla crisi ma se restassi senza lavoro avrei qualche problema a pagare l'affitto.
E anche a mandare i soldi a P. per l'impresa che sta prendendo vita ad Arequipa.
In effetti è già da un pò che Silvia ed io ci siamo accorti che viviamo leggermente al di sopra delle nostre possibilità.
Questo non significa che siamo schiavi del credito al consumo (carte di credito e debiti) ma che non ci facciamo mancare niente.
(internet/cinema/cucina etnica/cucina tipica/cena con gli amici/palestra/ristorante argentino con lezione di tango).
Magari ecco, si....cioè, la benzina nella macchina la metto quando proprio sto al limite.
Siccome non abiamo vizi particolari (non fumiamo, non beviamo) qualcosa resta sempre nel fondo cassa.

Citazione:
Questo lauto banchetto è stato offerto vendendo la cassa del fondo cassa.

Insomma non disperate ché il vecchio Zax sopravviverà anche a questa recessione economica, salverà il mondo dalla catastrofe, porterà gioia e pace nei cuori della gente....e finalmente scoprirà dove cazzo è finito il rasoio elettrico che non è possibile che si sia smaterializzato!

adesso una storia con ricetta:

Una volta ho cucinato per D.
Ho cucinato per D solo quella volta e ho avuto premura che tutto fosse al posto giusto.
Le forchette a destra il cucchiaio a sinistra, il tovagliolo piegato.
C'era la tovaglia...quella lunga sul tavolo di legno del salotto a casa di mamma.
Avevo persino spento le luci alogene e acceso delle candele per fare atmosfera.
Forse avevo versato del vino rosso che si sà con certi piatti si sposa davvero bene.
D fece qualche sorriso di corcostanza, le sue solite moine, qualche commento privo di senso e si sedette.
Versai nei piatti giuste quantità di "Fagiolata Zax con Pomodoro e Carne".
La ricetta è di un mio avo: A. Zasso, che non è messicano, ma che considera questo il suo piatto, la sua invenzione.
D diede un paio di cucchiaiate e poi dichiarò di essere piena.
Zax invece vide il fondo del piatto e chissà anche della pentola.
Dopo si fece l'inevitabile, ma non perchè ne abbia un ricordo preciso, ma perchè non facevamo altro.
Per molto tempo ho pensato che a 18 anni cucinare per la propria tipa e sforzarsi di rilanciare un rapporto in crisi scavando nel profondo della tenerezza fosse una cosa ardita.
Una cosa che gli altri non avrebbero fatto, non a quell'età.
Invece dopo 9 anni ho scoperto che lo sforzo non solo non era stato notato, ma che il piatto tipico di famiglia le aveva fatto pure schifo.
Allora qualche giorno fa, solo in casa a scanso di equivoci, mi sono fatto una pentolona di fagiolata zax. Tutta per me.
Chè se non serve a salvare coppie in crisi almeno riempe lo stomaco.

Ecco la ricetta:
Fate soffriggere uno spicchio d'aglio.
Carne macinata q.b. da aggiungere all'olio.
scatola di fagioli borlotti, versare quando la carne è rosolata.
aggiungere pomodorini piccoli tagliati a metà.
aggiungi acqua (circa quella che entra nel barattolo di fagioli)
I pomodorini vanno schiacciati lungo le pareti della pentola a metà cottura.
Cuocere il tutto per 20 minuti.
servire bollente con peperoncino o con pepe.