sabato 27 settembre 2008

Persone e Personaggi

Nome:P.C., alias Paul Chamber, alias Pòl Sciamber (a la francese), alias Bob...o il rosso, el rojo, el diablo, quell'essere mitologico metà uomo e metà satana.

segni particolari: una vistosa panza da alcolizzato. Pettinato in modo tale da formare due specie di corna sui lati della testa e un pizzetto tutto rosso, rosso scozzese diciamo. Le mani di un bambino e i modi di una checca. Bianco lattiginoso, un vero e proprio Celtico.

Normalmente non faccio un post intero su i casi umani che ho conosciuto. Ma Bob merita una dedica speciale se non altro per l'insistenza con la quale il destino ha deciso di farmelo incontrare lungo la mia strada in mille occasioni, sfiorando quasi il ridicolo.
Bob ha problemi di comunicazione, semplicemente non si capisce una mazza di quello che dice, e non solo perchè è inglese, neanche perchè è di Lancaster ma perchè soffre, poveretto, di un qualche difetto di pronuncia che lo porta a emettere una sorta di balbettìo fischiettato con zeppola ed erre moscia.
Fatalità: l'annus domini nel quale lo conosco, Bob lavora al telefono per una compagnia di recupero crediti.
Al telefono Bob si presenta come Paul, ma neanche i suoi connazionali lo capiscono e di default lo chiamano col nome foneticamente più vicino a ciò che sentono: BOB appunto.
Lui non ci fa caso, anzi prende a cuore il nuovo nome e lo coltiva trasformandosi brevemente nel nostro famoso Bob.
L'altro segno distintivo è una totale e patetica sindrome da mancanza di amore. O di sesso. O di qualunque contatto fisico si possa registrare tra umani.
Bob è timido.
Cura il proprio aspetto esteriore ogni sera davanti alla televisione bevendo un giorno una bottiglia di vino rosso (giornate chic!) e l'altra due o tre pinte di birra (giornate un po' meno chic) diminuendo drasticamente le possibilità di conoscere l'altro sesso, o anche solo il fenomeno di impollinazione, come i fiori!
Per il resto è quasi normale.
Ha 34 anni e vive con Mamma e Papà. In Italia, nessuno scandalo. Ma in Inghilterra è roba da pazzi.

Bob è mio collega di lavoro in quel primo anno in Inghilterra ma soprattutto è amico di Elliot, che divide la scrivania con me. Elliot è ok, ha un solo difetto, è amico di Bob.
"He knows people cannot understand him" è la frase che pronuncieremo più spesso per un anno.

Nel gruppo italo-spagnolo non si lascia dietro nessuno. Neanche Bob, e infatti ce lo portiamo dietro a tutte le feste, le cene, le uscite.
Memorabile è la sera di capodanno del duemilaequalcosa quando completamente ubriaco Bob cerca di baciare la padrona di casa dove facciamo il cenone. Riesce grazie all'effetto sorpresa, praticamente le salta addosso davanti ai figli e al marito di lei.
I cannoni e il vino stemperano gli animi e si scongiura la tragedia.

Bob Sparisce.
Anzi sparisco io che preparo le mie cose per andare in Messico.
Poi si cancella il Messico e mi ritrovo a Manchester in un nuovo appartamento col vecchio Jack.
Di Bob non resta neanche il ricordo finchè non comincio il mio nuovo lavoro alla Emirates.
E lui è li, inizia lo stesso giorno, fa il colloquio lo stesso giorno, parliamo quasi le stesse lingue, abbiamo esperienze lavorative comuni...sento l'ansia di assomigliargli.
Per fortuna siamo in dipartimenti differenti e ci occupiamo di cose che raramente si congiungono.
Ma dopo qualche settimana entra nel giro delle mie amicizie di lavoro, e addirittura me lo ritrovo una bella domenica mattina che trasloca nella casa di Handforth (che nel frattempo è diventata la mia dimora insieme a Silvia e a altri amici).
Bob si innamora di tutte le donne che superano la soglia di casa. Si concede in versioni chef oppure da colto esperto di vini, si trasforma in zerbino e chaffeur per chi se ne approfitta.
Fino al giorno in cui conosce Khatol. Un altro mezzo mostro, metà arpia e metà troia.
La quale lo schiavizzerà, gli chiederà soldi in prestito facendogliela annusare ma senza mai dargliela. Le loro scene sono da film muto, anzi da musical. Paul, pardòn, Bob danza a ritmo di figa e lei muove i sottilissimi fili.
Per mesi fino alla tragedia. Quando gli ormoni o le palle di lui esplodono impollinando il giardino di mezzo isolato. Le salta addosso in cucina una mattina di settembre e incredibile, prova a farsela, cosi con tutti i vestiti. Gronda sudore e libidine Bob. Solo le urla di lei impaurita la salveranno. Quando accorriamo il vedersi è quasi comico. Bob è in alto mare, affoga nella tempesta ormonale e grida: "tutti a babordooooo!!!!".
Khatol fa finta di essere in procinto di piangere.
Lei sa bene che a tirare troppo la corda, quella si spezza. Si spezzerà la corda e anche il cuore del povero Bob, il quale uscendo di scena per sempre dirà: Quella donna aveva detto di amarmi!

Di lui si venne a sapere che era tornato a vivere con i suoi e che passava tutto il tempo nella vana ricerca dell'amore. O di un buon sesso per poche sterline.

martedì 23 settembre 2008

Con le valigie piene di regali per i figli

Nel dicembre del 2003 ho scoperto quanto un disastro possa trasformarsi in un'avventura.

La vigilia della vigilia di Natale Elliot ed io decidemmo di salutarci e di festeggiare il natale alla nostra maniera. Anzi alla maniera inglese (la ormai famous British Way).

Elliot ed io eravamo ottimi amici. Non avevamo quasi niente in comune se non il lavoro.
Io avevo ventidue anni e lui forse ventisette.
Passavamo pomeriggi ad illuderci di poter conquistare le colleghe degli uffici della RMA di Preston.
Sarebbe ingiusto non ammettere che alla fine lui cuccò molto piu di me.

La vigilia della vigilia di Natale l'avremmo passata in giro nei soliti pub del centro, bevendo birra e provandoci con tutto quello che ci passava di fianco.
Si unì a noi anche Paul. Paul Chamber, detto Bob. Uomo mitologico metà umano e metà diabolico che meriterrebbe un capitolo a parte nella biografia dei personaggi della mia vita.

L'indomani avrei invece raggiunto mia madre a Napoli per passare con lei il natale.

Dopo giri di birra, canne, risate senza senso e le uscite di Bob ci ritrovammo metà svenuti a casa mia. Elliot mi avrebbe accompagnato all'aeroporto alle 4 del mattino.
Con l'ultimo guizzo di coscienza gli dissi che un paio di ore di sonno non ci avrebbero fatto male.
Riuscii a risalire le scale e a fiondarmi sul letto, mentre il mio amico invece collassò sul divano con la bava alla bocca.
Alle 4 mancavano ancora due ore al decollo del mio volo.
Alle 5 mancava ancora un'ora al decollo del mio volo.
alle 6, quando aprii gli occhi, il mio volo per Amsterdam era appena partito.

Svegliai Elliot urlando. Lui ci mise qualche minuto a capire cosa stava succedendo.
Ci fiondammo all'aeroporto. La signorina olandese ci prese a cuore.
Io dovevo avere la faccia di un allucinato, metà spenta dall'alcol e dal fumo e l'altra metà in preda al panico.
-"C'è un altro volo per Amsterdam Mister Zassò, ma sono spiacente di informarla che perderà la coincidenza per Naples, non ci sono altri voli per Naples da Amsterdam"
-"o cazzo!!"
-"vuole partire lo stesso Mister Zassò?"
-"mmm ehmmm brrrr frfrfrf....si parto lo stesso, mmmm ehmm brr frrffr, male che vada mi farò il natale ad Amsterdam"
-"E' sicuro di stare bene Mister Zassò??"
-"SI, minchia, stop calling me Mister Zassò....please!

Alle otto presi il volo per la capitale olandese. Una volta sceso chiamai mia mamma e le dissi di non preoccuparsi, che il suo unico figlio aveva appena perso il volo e che non sarebbe mai riuscito ad arrivare a Naples per il cenone della vigilia.
Mia madre che è molto sentimentale si sciolse nelle lacrime. Mi sentii una merda.

Ad Amsterdam resistetti all'idea di chiudermi in un coffee shop per tutto il natale e feci il giro delle sette chiese: BA, Alitalia, Lufthansa, Aeroflot, Iberia, Klm e Air France.
L'ultima mi offrì di andare a Parigi e poi a Roma per una modica cifra.
Accettai sorridendo all'avventura.
Era però l'unico modo di avvicinarmi a Napoli.
Sull'aereo per Paris conobbi una ragazza napoletana che aveva paura di volare. le raccontai le mie disavventure.
All'atterraggio mi confidò che la mia storia l'aveva fatta distrarre e che il volo era stato quasi piacevole.
Alle 17 il volo per Roma era invece vuoto. L'hostess mi chiese in quale terminal saremmo atterrati. Le risposi che quella domanda l'avrei dovuta fare io ma che quel giorno era già stato troppo pieno di emozioni per protestare. Le raccontai la mia storia, si pisciò addosso dalle risate.
A Roma atterrammo alle 20 circa.
Da Fiumicino a Termini non successe niente che valga la pena di raccontare.
A Termini sull'eurostar delle 21.20 avevo un biglietto di prima classe. Non chiedetemi come. Non me lo ricordo.
Sul sedile di fronte al mio (il treno la sera della vigilia di natale era quasi deserto) si sedette una biondissima ragazza americana.
Quando mi chiese se parlassi inglese il cuore mi balzò in gola perchè potevo finalmente sfoggiare il mio inglese british anche sul suolo patrio.
Mi chiese se le valigie all'ingresso della carrozza fossero al sicuro...
Due minuti dopo un tipo stava già cercando di rubarsele.
Urlai correndo per fermarlo, un po' come un bambino farebbe per spaventare i piccioni e farli volare via.
Divenni subito l'eroe della carrozza 7.
E anche amico della ragazza americana. Che poi era in realtà Ucraina, ma da bambina si era trasferita negli USA e ora tornava a trovare l'unica sua parente rimasta viva, una cugina, che viveva a Naples appunto. Una storia struggente.
In due ore di treno ci raccontammo anni di vita, diventammo amici intimi e colleghi di lavoro.
Lei lavorava per la Motorola, si proprio quella dei cellulari.
Il Zax le fece notare che Motorola NON BUONA COME NOKIA, e allora diventammo un po' meno amici. Le mie critiche si concentrarono sull'impossibilità di richiamare il numero di telefono dalla rubbrica e inserirlo come destinatario degli SMS (lo so sono tecnicismi noiosi per voi lettori, ma nel 2003 la motorola faceva abbastanza cacare).
Quando arrivammo a Naples erano le 23.20, lei si sarebbe trattenuta in città per 5 giorni.

-"potremmo andare a bere un coffee prima che riparta"
-"lasciami la tua mail, se posso ti scrivo"

Arrivai a casa di mia madre giusto in tempo per prendere il bicchiere di spumante e brindare alla mezzanotte con tutti i parenti.
Mia madre piangeva di tristezza. Appena mi vide sull'uscio invece di essere contenta pianse ancora di più perchè, lo sapete, è sentimentale.

All'americana bionda non le scrissi perchè il destino era stato già abbastanza generoso con me quel giorno e mi sembrava cattiva educazione insistere.

La fortuna tornò nella norma quando fabio mi appese ad un appuntamento, Elliot si burlò di me per telefono e la KLM mi cancellò il volo di ritorno.
A Capodichino la responsabile del volo per Amsterdam mi disse che io avevo volontariamente cancellato il ritorno ad amsterdam ("ahhh" -pensai io-"...deve essere stato quando una tipa vestita di blu mi ha chiesto in olandese: aksfdhe asiohwef askhfasfejfsod skidsn fhdfhgls... al transfer desk, alla quale risposi WHATEVER!)

Quello che segue nelle note della mia prenotazione, che la signorina gentilmente decise di condividere con me, mi lasciarono piuttosto scioccato. Le possiamo riassumere come segue:

" Mister Zassò si è presentato all'aeroporto di Manchester in ritardo di 90 minuti, mi ha pregato di riprenotarlo sul seguente volo anche se non era possibile. Sono venuto incontro alle sue richieste perchè mi ha mostrato che nella valigia aveva i regali per i suoi figli che non vedeva da tanto tempo. Sarebbe stato davvero crudele lasciarlo a terra".

Mia madre ricominciò a piangere.

domenica 21 settembre 2008

Le saghe dei ZAX

Non sono nato in Colombia per caso.
Anzi no, non sono nato in Colombia perchè mia nonna Nunzia non volle.

Nel 1951 Mario aveva già acquisito una discreta conoscenza nella galvanotecnica.
Un "mestiere" quello che stava in bilico tra la chimica e la metallurgia.
Era mastro della sua stessa impresa e aveva almeno 10 dipendenti sotto di lui.
Una grossa ditta inglese gli aveva commissionato il trattamento dei loro prodotti.
Poi venne la crisi era già il 1952.
Meglio detto si sgonfiò il boom economico, iniziarono le lotte sindacali e le imprese straniere trasferirono le attività produttive in paesi meno sviluppati.
Mario non si perse d'animo e tornò ad aprire la sua attività nelle umide stanze in un cortile di un palazzo alla riviera di Chiaja.
Una grossa azienda, che oggi chiameremmo multinazionale, gli propose di andare a dirigere lo stabilimento di galvanica a Medelin, in Colombia.
Ma la passione per il sudamerica aveva già radici profonde. Forse comuni a quegl'italiani che da mezzo secolo o più emigravano verso l'Argentina o gli Stati uniti d'America o l'Australia.
Mario aveva conosciuto Tobruch, Tripoli e Bengasi durante la seconda guerra mondiale.
Forse la Grecia e un po' di Egitto. L'avventura e l'esplorazione di nuovi luoghi lo intrigava tantissimo, ma altrettanta era spesso la paura di trovarsi in situazioni sconosciute.
Questa perenne indecisione lo aveva salvato troppe volte durante la guerra.
Adesso avrebbe avuto finalmente l'occasione di soddisfare quella voglia di scoprire il mondo che gli era mancata.
Si decise che questa era la sua possibilità di svoltare, di dare alla propria famiglia un futuro migliore, di crescere professionalmente e umanamente.
Niente di meglio che un grandissimo paese tropicale, pieno di foreste, fiumi, laghi montagne e cascate. Dove la lingua dei locali non sarebbe stata troppo difficile da imparare e le abitudini abbastanza simili a quelle della vecchia europa meridionale.
Per giorni fu stretto da una tenaglia al cuore. Cercò con forza il modo migliore di riferire la notizia alla moglie.
Allora migrare spesso significava partire da soli, senza legami. Ma Mario voleva trasferirsi con la moglie e le figlie.
Sapeva che la moglie Nunzia non avrebbe accettato la cosa facilmente. Sapeva che ci sarebbero state interminabili discussioni, litigi, recriminazioni.
Non era facile far ragionare quella donna!
Tanto bella quanto testarda.

Quando Mario trovò il coraggio, o meglio la forza di affrontare Nunzia per spiegarle di quel progetto non aveva ancora ben chiaro quale fosse la mancanza di limiti, la furbizia, la determinazione della donna che aveva sposato.
Infatti lei per settimane si mostrò fintamente euforica, contenta.
Mario prese la cosa come un buon segno e andò in questura a farsi fare i passaporti.

La sera prima della partenza, Nunzia con la delicatezza di un maestro del bluff, mise i passaporti nel fuoco, fece nascondere le valigie a casa di un'amica del quartiere e si addormentò al lato del suo ignaro marito.
Quando si svegliarono l'indomani e Mario si accorse delle sparizioni non fece alcuna scenata.
Non disse niente, si limitò a constatare la mancanza delle valigie e dei passaporti.
Con ammirevole rassegnazione spense per sempre l'idea di andare in Colombia e rimase in silenzio per altri 55 anni accanto alla moglie che amava.
Pochi mesi dopo, era il 1953, nacque mio padre, in Italia.

Non sono Colombiano perchè mia nonna Nunzia non volle.

mercoledì 17 settembre 2008

La giungla moderna

Arrivare tardi in mensa.
Arrivare tardi in mensa non è una questione di orario.
La lotta ancestrale per la sopravvivenza assume connotati unici nell'era post industriale.
L'uomo non è piu costretto a combattere contro animali piu feroci, affamati e fisicamente meglio dotati.
La natura è stata soggiogata, la selvaggina si caccia con le forchette e i coltelli e l'unico scudo che ci è rimasto è un vassoio...le lancie e le freccie sono armi spuntate oggi. Meglio un cucchiaio e un coltello senza punta ma con seghetto.
Nella lotta per la sopravvivenza la scansione del tempo è diventata cruciale.
Gli animali si lasceranno catturare solo dalle 12:00 alle 14:30 o dalle 18:00 alle 23:00.
I nuovi orari di madre natura.
Chi non arriva a capire i veloci ritmi della giungla di cemento è destinato a perire o quantomeno a pranzare grissini e yogurt.
Il cavernicolo Zax, unico rimasto della sua specie in aeroporto, ha velocemente preso nota dei veri nemici.
Quindi arrivare tardi in mensa non è una questione di orario. Cioè non dipende dalle lancette dell'orologio ma dalla fame atavica dei velociraptor in maglia rossa:
I POMPIERI!!!!
Fatale è stato per molti non essere riusciti a precedere l'arrivo in massa di questa razza felina, bipede, dall'aspetto sornione e lo stomaco d'acciaio.
Gli struzzi mangiano le pietre, i pompieri tutto il resto.
Quando il branco si presenta ai vassoi della mensa i cuochi tremano e le inservienti svengono.
Precederli è fondamentale, infatti dopo il loro passaggio non cresce l'erba, ma neanche i primi e i secondi o i contorni.
Sono affamatissimi. Tutti grossi e sani. Meridionali per la maggior parte, abituati a pranzi e cene pesanti sono allenatissimi e sfidano il peperone piu unto e grasso senza battere ciglio!
Primi, secondi, contorni, antipasto, formaggio, pane e dolce.
Un vassoio non basta.
Il pompiere in mensa non passa con il cartellino delle timbrature elettroniche, la macchina non lo sosterrebbe.
Il pompiere mette una firma su un registro speciale, d'acciaio.
Dopo aver lasciato il vuoto fanno ritorno nelle loro caverne lanciando grotteschi mugolii di piacere, spingendosi e dandosi grosse pacche sulle spalle.
Ruttano: dicono che sia un rito ancestrale, significa che la caccia è stata proficua e la tribù è salva.
Si andranno a sedere nei loro cunicoli e inizieranno il difficile processo di digestione, placati finalmente per un pò....almeno fino all'ora di cena.

martedì 16 settembre 2008

Non incrociare i flussi, è male!

Tra post e postarelli questa settimana ci sarebbe tanto da scrivere.
Potremmo cominciare dal lavoro che non va per niente bene.
Le solite voci di esuberi e mancati rinnovi di contratti.
Le mie colleghe precarie (come me) ieri mi hanno assalito e assillato.
Chidendomi come facessi a rimanere cosi calmo e da quel momento in poi mi hanno passato l'ansia del precariato.
Non mi sento minacciato dalla crisi ma se restassi senza lavoro avrei qualche problema a pagare l'affitto.
E anche a mandare i soldi a P. per l'impresa che sta prendendo vita ad Arequipa.
In effetti è già da un pò che Silvia ed io ci siamo accorti che viviamo leggermente al di sopra delle nostre possibilità.
Questo non significa che siamo schiavi del credito al consumo (carte di credito e debiti) ma che non ci facciamo mancare niente.
(internet/cinema/cucina etnica/cucina tipica/cena con gli amici/palestra/ristorante argentino con lezione di tango).
Magari ecco, si....cioè, la benzina nella macchina la metto quando proprio sto al limite.
Siccome non abiamo vizi particolari (non fumiamo, non beviamo) qualcosa resta sempre nel fondo cassa.

Citazione:
Questo lauto banchetto è stato offerto vendendo la cassa del fondo cassa.

Insomma non disperate ché il vecchio Zax sopravviverà anche a questa recessione economica, salverà il mondo dalla catastrofe, porterà gioia e pace nei cuori della gente....e finalmente scoprirà dove cazzo è finito il rasoio elettrico che non è possibile che si sia smaterializzato!

adesso una storia con ricetta:

Una volta ho cucinato per D.
Ho cucinato per D solo quella volta e ho avuto premura che tutto fosse al posto giusto.
Le forchette a destra il cucchiaio a sinistra, il tovagliolo piegato.
C'era la tovaglia...quella lunga sul tavolo di legno del salotto a casa di mamma.
Avevo persino spento le luci alogene e acceso delle candele per fare atmosfera.
Forse avevo versato del vino rosso che si sà con certi piatti si sposa davvero bene.
D fece qualche sorriso di corcostanza, le sue solite moine, qualche commento privo di senso e si sedette.
Versai nei piatti giuste quantità di "Fagiolata Zax con Pomodoro e Carne".
La ricetta è di un mio avo: A. Zasso, che non è messicano, ma che considera questo il suo piatto, la sua invenzione.
D diede un paio di cucchiaiate e poi dichiarò di essere piena.
Zax invece vide il fondo del piatto e chissà anche della pentola.
Dopo si fece l'inevitabile, ma non perchè ne abbia un ricordo preciso, ma perchè non facevamo altro.
Per molto tempo ho pensato che a 18 anni cucinare per la propria tipa e sforzarsi di rilanciare un rapporto in crisi scavando nel profondo della tenerezza fosse una cosa ardita.
Una cosa che gli altri non avrebbero fatto, non a quell'età.
Invece dopo 9 anni ho scoperto che lo sforzo non solo non era stato notato, ma che il piatto tipico di famiglia le aveva fatto pure schifo.
Allora qualche giorno fa, solo in casa a scanso di equivoci, mi sono fatto una pentolona di fagiolata zax. Tutta per me.
Chè se non serve a salvare coppie in crisi almeno riempe lo stomaco.

Ecco la ricetta:
Fate soffriggere uno spicchio d'aglio.
Carne macinata q.b. da aggiungere all'olio.
scatola di fagioli borlotti, versare quando la carne è rosolata.
aggiungere pomodorini piccoli tagliati a metà.
aggiungi acqua (circa quella che entra nel barattolo di fagioli)
I pomodorini vanno schiacciati lungo le pareti della pentola a metà cottura.
Cuocere il tutto per 20 minuti.
servire bollente con peperoncino o con pepe.

giovedì 11 settembre 2008

Di che stoffa son fatti questi ministri?

Scrivere stanca, copiare molto meno.
Ma perchè stendere qui idee che altri hanno saputo esprimere molto meglio di noi?
Basta citarne la fonte vero?
Ecco a voi un intervento di Pino Corrias tratto dal Blog del trio Gomez, Travaglio, Corrias:
Da Vanity Fair, 10 settembre 2008
Poveri ingenui. Ancora lì a menare scandalo che una ministra berlusconiana, la molto materna Mariastella Gelmini, dicastero dell’Istruzione, bresciana con l’accento del Lago di Garda, reginetta dei grembiuli e della meritocrazia scolastica, imbrogliasse chilometri e smagliature burocratiche per correre da Brescia a Reggio Calabria a sostenere l’esame di Stato per diventare avvocato. Ovvio che l’ha fatto, dice lei. Laggiù era più facile passare l’esame. Si promuoveva il 93 per cento dei candidati, mentre nel gelido Nord passava solo il 31 per cento (dati dell’anno 2001). “Avevo fretta. E la mia famiglia di poveri agricolotori - aggiunge con tocco di melodramma sociale - non poteva mantenermi ancora a lungo”.Ma come?, sostengono i poveri ingenui. Con quale coraggio, sei anni dopo, sdraiata tra i velluti del ministero, annunciando tagli per 87 mila posti di lavoro, discetta di merito e rigore scolastici, lei che li scansò rifugiandosi al Sud? Con che faccia accusa d’insipide scarsità culturali i professori meridionali, lei che addirittura viaggiò una notte per riempirsene il piatto? A che titolo si impanca contro il lassismo, contro gli eccessi del buonismo didattico e dell’utopia egualitarista, tutti veleni del molto odiato Sessantotto?Poveri ingenui. Quel che tra voi è un disdoro - la furbizia, il silenzioso imbroglio di saltare una fila, il piccolo furore di agguantare a tutti i costi un vantaggio, falsificare un bilancio, evadere le tasse, irridere una regola o perlomeno aggirarla - per altri è un vantaggio e un merito. Il più luminoso dell’Era italiana che ci tocca vivere. Nella quale il primissimo cittadino, dribblando prescrizioni giudiziarie, viaggia dentro l’ammirazione dei suoi elettori, circondato da almeno due dozzine d’avvocati. Tutti agguerriti e furbi quanto la furba Gelmini.






Il Zax intanto nelle sue pause da profondi pensieri filosofici (in genere quando è in bagno) sta leggendo proprio il libro di Gomez e Travaglio: Se li conosci li eviti, ovvero Curriculum dei piu disgraziati italiani, i politici.




mercoledì 10 settembre 2008

ZASSO

Vi ricordate di quando in un paio di commenti si è parlato delle misteriose origini del cognome ZASSO?
Bene, preso dalla solità curiosità mi sono lanciato in una ricerca su internet per scoprirne qualcosa di nuovo.
Stavolta ho usato tutti i mezzi messi a disposizione nel ventunesimo secolo dalla tecnologia.
Ovvero Facebook:
Quindi dopo aver trovato Arthur John Zasso, Pedro Morales Zasso e la super gnocca chiamata Lauren Zasso che spero davvero non essere mia parente, ho accantonato l'idea facebook.
Tra l'altro vivono tutti sulla costa orientale degli stati uniti, e che palle!
Tra i siti di araldica e quelli che promettono di buttarti in faccia tutto il tuo albero genealogico manco avessero database dalla preistoria, non ho trovato nulla.
Anzi una cosa l'ho trovata, una pista, piccola ma che non voglio approfondire.
Pare infatti che qualche Zasso si sia riprodotto in quel di Taibon, paesino sconosciuto ai piu (a tutti direi) che si trova dalla parti di Cortina D'Ampezzo.

Mi ero invece lasciato affascinare da quel suggerimento di mio nonno secondo il quale gli Zasso risalirono il Nilo, poi il mediterraneo e infine il sarno per arrivare nientepopodimeno che a Napoli.
Qui i capi tribu si guardarono in faccia e si separarono con grande soddisfazione di tutti
(immaginate voi fare un viaggio di migliaia di kilometri con logorroici, permalosi, sfaticati, machiavelici e petulanti esseri disposti a uccidersi per affermare le proprie ragioni? ecco dev'essere stato qualcosa di simile).
Passati migliaia di anni nulla è cambiato, gli Zasso continuano a dividersi in clan sempre in lotta tra loro.
Quelli piu fortunati sono rimasti a Napoli, dove hanno originato milioni di copie di questi cromosomi inutili.
Ma con mia sorpresa la comunita piu grande vive a Taibon (guardatevi la mappa dei cognomi a questo sito: http://gens.labo.net/en/cognomi/genera.html?cognome=ZASSO&t=cognomi&s==FF).

Dai racconti di questo eroico nonno (eroico sicuramente per me), la gens Zasso di Chiaja è stata sicuramente tra le piu fortunate.
Lavorativamente sempre molto attiva (anche se con scarsa fantasia e pessimo senso degli affari).
Non avendo prodotto illustri scienziati o illuminati pensatori (se si esclude il sottoscritto ma che condivide cromosomi lungamente più presuntuosi) gli Zasso sono rimasti attaccati ad una realtà aziendale che ha dato da mangiare a vario titolo a numerosi membri piu o meno fortunati.
Tale realtà imprenditoriale ha si aiutato la sopravvivenza della specie (ahimè), ma ne minaccia continuamente la coesione (faglie fratricide hanno scosso le basi della famiglia negl'ultimi 50 anni).

Ci sono racconti che non si possono trovare su internet, storie di vita che sono fuori dall'abbraccio della rete. Di queste storie sto cercando di sapere il più possibile.
E un giorno chissà, potrei rielaborarle e scriverci su qualcosa.

lunedì 8 settembre 2008

Il mondo attraverso la rete

Spero di non essermi perso niente.
Com'è li fuori? Tutto uguale? c'è sempre qualcuno che vuole ancora costruire le centrali nucleari?
E le veline?
I magistrati sono stati sterminati?
Qualcuno ha amesso con orgoglio di essere il responsabile del appiattimento della ragione nel nostro paese?
La sinistra si è scissa in altre venti correnti?
Insomma sono quattro giorni che mi alzo alle 3 del mattino e vengo a lavorare. Esco di casa che è passato meno tempo dal tramonto che le ore che mancano all'alba.
Quando esco da questo scatolone (l'aeroporto) col sole alto e forte che sembra il deserto di Mad Max mi ficco in casa e dormo.
In genere mi risveglio che è già buio.
Quindi stamattina mi son chiesto se non fosse successo qualcosa, qualcosa di forte, di grave.
Eh si qualcosa è successo.
Non sono stato in grado di scoprire da quanto, né esattamente dove.
Qualcuno ha avuto il coraggio di scrivere questa cosa e di cantarla e di pubblicizzarla e di farci abbastanza soldi da poterci campare:



E’ una settimana ke non mangi perkè
stai incazzata nera e niente chiù vuo sapè
patet t domand ma ch tien nennè
e tu pe dispiet nun ce puort o’ cafè
era una sorpresa ma tu nun sai aspettà
mammet ta rit te le iut a cattà
ora sul tuo viso
torna già il sorriso
scin cho piggiam a lo spetta
tuo padre finalmente l’ha comprata
la macchina 50 profumata
e tu stasera tutta priparat
na foll rind a machin e nfezzat
vai camminan for margellin
sfutt e uagliun ncopp e motorin
stai chien r’orsacchiot e topolin
o sterie ad alta vocie pe cantà!!!!!
la macchina 50 che figata
e nel quartiere tu 6 già una star!!!
Al volante fai paur nun sai guidà
chesti curv a cient all’or nun e puo fà
dietro le tue amiche gridano pentite
mamma mi chi c’è l’ha fat fa..
tuo padre ma che guaio c’ha cumbinat
la macchina 50 t’ha accatate
tu stasera tutta priparat
na foll rint a’ machin e nfezzat

(rip X2)vai camminan for margellin
sfutt e uagliun ncopp e’ motorin
stai chien r’orsacchiot e topolin
o’ sterie ad alta voce pe cantà!!!!!
la macchina 50 che figata
e nel qartiere tu 6 già una star!!!

(rip X2)tuo padre ma che guaio c’ha cumbinat
la macchina 50 t’ha accatat
e tu stasera tutta priparat
na foll rint a’ machin e nfezzat
Di Rosario Miraggio

sabato 6 settembre 2008

Lasciate ogni commento oh voi che entrate

Sarebbe bello sapere che siete passati da casa mia per salutarmi.
Ma siccome non mi avete trovato, lasciate una traccia, fatemelo sapere.
Come?
Con un commento.
So che alle volte andiamo di fretta ma non c'è mica bisogno di registrarsi, basta scrivere in commenti e lasciare il proprio nome in calce.

Qualcuno di voi lo so che passa, o è passato.
Tipo qualcuno da La Paz, o roberto quando era in spagna (e ora non rispondi neanche ai miei commenti sul tuo blog!), Fabio una volta dalla germania.
Persino un malesiano o che sia il Petrazza che si connette dalle sue location asiatiche?

Intanto io sono al lavoro dalle 4 di stamattina.
Lavorare la mattina presto è un'impresa.
Fino alle 9 tutto bene, poi c'è il calo di zuccheri (e non importa se ti sei mangiato un bisonte a colazione alle 3 perchè nel frattempo sono passate sei ore e il bisonte e bel che digerito).
Stamattina poi sono arrivato senza le chiavi dell'ufficio, senz ale chiavi della cassa, né quelle della biglietteria centrale: un dramma!
Per fortuna che la signora delle pulizie (che si pulisce gli uffici alle 4 del mattino anche lei santa donna) ne aveva una copia.
Per ora sto arrangiando.
E' da qualche giorno che sono distratto.
Sto cercando di realizzare che tra poco avrò delle ferie e un po di soldi.
Accetto consigli su cosa fare ed eventualmente inviti.
Zax

martedì 2 settembre 2008

Il vomerese.

Il vomerese dop lo si può riconoscere ovunque nel mondo.
In genere illusi di essere unici difficilmente notano invece di essere cloni di altri vomeresi da oramai x generazioni (dove x sta per almeno 3).
Quelli che ho conosciuto io (da vomerese) possono distinguersi perchè hanno le seguenti caratteristiche:


Suonano, sennò scrivono, sennò disegnano e quando hanno dimostrato a tutti di non saper fare niente, presi dalla smania di essere qualcosa, si promuovono come fotografi.
Fanno corsi di non si sa cosa.
Molti sono parcheggiati all'università da anni.
Leggono i fumetti giapponesi.
Hanno avuto i capelli lunghi, poi corti poi sporchi, le mutande di fuori, i pantaloni larghi e i guanti d'estate.

Quando suonano, fanno musica sconosciuta ai piu.
Giocano a biliardo.
Amano sbracarsi con la birra o altri alcolici ma non il sabato sera, meglio il mercoledi o il lunedi.
Non lavorano.
Se il calcio è lo sport nazionale loro amano il basket, senno il badminton (volano).
In una discussione sportiva parlano dello sport piu sconosciuto praticato in irlanda.
Fanno viaggi o raccontano di viaggi o mostrano le foto di viaggi.
Non si sa come si procurino il denaro per spostarsi (ma come no, mamma e papa).
Sono politicamente di sinistra ma non sanno bene né cosa è né perchè lo è!
Pretendono di conoscere l'inglese, ma in mancanza sosterranno di parlare l'occitano.
Camuffano l'accento perchè non vogliono sentirsi dire che sono napoletani (specialmente davanti agl'italiani settentrionali).
Piangono miseria ma hanno l'ultimo cellulare uscito.
Anzi ne hanno due e sono sempre senza credito.
Sono malati di internet ma aberrano la tecnologia.
Sono i veri figli della globalizzazione perchè hanno amici cinesi conosciuti in chat ma si ritengono contrari.
Sono per la apple perchè microsoft è quasi monopolista però hanno tutti windows perchè altri sistemi operativi sono complicati.
I vomeresi sono bastian contrario perchè è figo.
Difendono gli oppressi a parole ma sono contro gli extracomunitari.
Da anni si lamentano di non sapere cosa fare ma continuano ad andare negli stessi locali la sera.
Non vanno al cinema perchè è caro.
Ti giurano di aver letto un libro bellissimo proprio qualche tempo fa, ma non ricordano il nome o l'autore e non sono sicuri di aver capito di cosa trattasse...ma hai capito no? è complicato da spiegare a parole (e allora spiegalo a gesti).
Il vomerese se si sente a disagio in una conversazione tira fuori il sogno di una vita: stiamo (lui e non si sa bene chi altri) cercando di aprire una libreria-birreria-cineteca-panetteria con internet e musica live.

Insomma questa strana creatura nella quale, ahime, mi sono riconosicuto per un bel pezzo è davvero il figlio dei nostri tempi.
Se lo incontrate per strada lo riconoscerete sicuramente, ma non gliene vogliate, è solo un bambino che a 23-26 anni non ha ancora trovato la strada di diventare un uomo.