giovedì 6 novembre 2008

Zax in pillole

Sono depresso.
Questa è la grande novità di questo blog.
Sarà perchè ho perso il lavoro? Sarà perchè da quando sono in Italia ho messo su 25 chili?
Sarà anche perchè a Verona non sono riuscito a trovare la mia dimensione, gli amici che vanno e vengono? Chi lo sa!
Sono dodici mesi che non vivo più nel presente, passo ore a ricordare i tempi migliori.
Mi immagino un futuro che riparte dal Gabriele Zax del 1999.
Vi racconto questa storia:

Quell'estate sentivamo tutti di avere tra le mani il mondo. Non che sapessimo cosa farci, ma tutto era possibile, c'erano amicizie solide e pomeriggi di risate.
Conoscevamo persone nuove, almeno dieci a settimana.
Fu un pomeriggio di quelli che C. mi portò a casa di R.
Di R sapevo che suonava il violino, che aveva una qualche fissa per l'Irlanda, che era uno di noi, uno di piazza. Ah sapevo anche che aveva una sorella, ma non l'ho mai vista.
Ci fu un'intesa di sguardi, di propositi.
Fui coinvolto in questa strana carovana di adolescenti e dopo neanche un'ora facevo già parte di quella pazza estate.
R. mi disse in un orecchio (ma oggi rinnegherebbe) :
sono contento che vieni, perchè con questa gente qui mi sarei annoiato. Almeno saremo in due a divertirci.
Nacque un sodalizio che ci portò a Berlino, poi Amsterdam e Barcellona.
Le relazioni interpersonali furono sottoposte a dure prove durante il viaggio e non poche volte litigammo.
Ognuno si occupò di cosa vedere in ciascuna delle città. A me toccò Amsterdam, scelta non casuale visto che ero l'unico che si fumava le canne.
Infatti mi ricordo... cioè non mi ricordo quasi niente ma tanto fumo.
Prendemmo anche molta pioggia, devo avere delle foto da qualche parte.
Una sera svenni dalla febbre o dalla stanchezza o dal fumo e dormii quasi dodici ore.
Al mio risveglio R era diventato biondo (supersayan R furono le parole che echeggiarono più spesso ad Amsterdam quell'estate).
In quell'occasione nel museo di Van Ghogh feci la conoscenza piu significativa della mia adolescenza: Van Ghogh. IN PERSONA!!!
Oppure un tizio assunto dal museo per rendere sbalorditiva la visita.
Devo ammettere però che avevo assunto cannabis anche quella mattina.
Le sere le passammo nel quartiere a luci rosse, senza mai andare a puttane, chè nessuno aveva il coraggio.
Ma fingemmo talmente bene che C, scandalizzato, ruppe il sodalizio e con voce piangente ci disse: fate schifo, me ne vado! Zax in che direzione è l'albergo?
Io: di là credo...
Quando lo rivedemmo la mattina dopo, noi ci eravamo sbronzati, avevamo girato tutta la città a piedi, entrati in locali e discoteche, parlato con femmine e persi e morti.
Lui, C, aveva vagato invece di notte per buie strade deserte ché si era perso e non sapeva trovare la strada.
N0n ci parlò fino a Barcellona...anzi neanche a Barcellona.
Li R pianse davanti alla sagrata familla, oggi mi chiedo chissà se quando dieci anni dopo circa ha vissuto nella metacittà ha pianto tutti i giorni.
Una sera una ragazza ci chiese: tienen un duro?
Noi che eravamo giovani e molto arrapati ci guardammo con aria maliziosa, e come Veltroni rispondemmo: "se po' fa!!", si ce lo facciamo venire duro in meno di un secondo.
Fu amara la scoperta che un "duro" nella Barcellona pre-euro erano cinque pesetas.
E giù a ridere come matti.

Al rientro a Napoli, in un aereo pieno di concittadini partenopei, scoppio il classico applauso al pilota per averci portato sani e salvi di nuovo a casa. Anche li, C, seduto in disparte perchè autoesclusosi dal gruppo se ne usci con un urlo: CHE ATTERRAGGIO DI MERDA.
E l'anno dopo si iscrisse ad ingegneria Aerospaziale che almeno avrebbe fatto degli atterraggi decenti!

Dieci anni dopo siamo ancora tutti amici, anche se camminiamo sentieri diversi.
E oggi ricordi come questi valgono oro nei pomeriggi in cui il futuro è buio e antipatico.

6 commenti:

Alessandra Pirera ha detto...

e nessuno seppe mai cosa c'era nella scatola misteriosa di A. che per altri dieci anni avrebbe continuato a sgusciare veloce ma non offensiva nei portoni di diverse città...

gabrielezax ha detto...

Deve essere una citazione di qualcosa che non ho letto (o visto).
Please clarify.

Anonimo ha detto...

erano 25 pesetas!
e comunque R. rinnega il messaggio all'orecchio, rinnega i suoi penati e anche gesucristo.
che gran viaggio, ommioddio, che grandissimo viaggio...
e grazie per aver tralasciato l'episodio della mappa con annesso riferimento ad indumenti intimi maschili.
R. dice che tuttora, quando passa davanti alla sagrada família, continua a piangere. se non gli viene automatico, ricorre alle cipolle che sempre lo accompagnano nella sua borsa.
R. chiede anche "ma sei sicuro che quello è il museo? me sembra piuttosto la stazione"
grazie dei bellissimi ricordi. anch'io spesso immagino un futuro che riparte da lá. e non ho nemmeno messo 25 chili. poi vediamo chi sta peggio.

gabrielezax ha detto...

Non lasciarmi cosi fratello R, della mappa mi ricordo (scala 1:1 di berlino) ma degl'indumenti intimi no...cosa facemmo? quale crudele episodio mi sto olvidando? gliele abbiamo nascoste? puzzava? C aveva una telecamera formato studio tv portatile e faceva bidon bidon bidon bidon lungo alexander platz...Però non puoi, non puoi proprio dire che non mi hai ringraziato di essermi aggiunto alla combriccola.
Ti ricordi delle Americane quella notte nel club di jazz? tranquilli, non scopammo mai in quel viaggio.
Ma supersayan R fa parte di quella costellazione di ricordi che per me sono indelebili.
PS a napoli sono andato a trovare C, che lavora nel apple store di chiaja, ha i capelli bianchi, lo sguardo spento e mi ha fatto venire voglia di portarlo con me in Bolivia.
PPS, come fai a ricordarti della chitarra verde tu? noi che abbiamo suonato si e no una volta, a casa mia. O tu hai ricordi diversi?

Anonimo ha detto...

SCUSA PER ANDARE AL MUSEO...MA CHE CAZZO ME NE FOTTE, TI PREGO TOCCAMI CHE MI SCOPPIANO LE MUTANDEEEEE!!!

Alessandra Pirera ha detto...

citazione di qualcosa che hai scritto

:D