sabato 23 agosto 2008

Lettera aperta di Enzo Di Frenna al Presidente della Repubblica Italiana

Ricevo e con grande piacere pubblico la seguente lettera.
Caro Presidente,anche questa seconda lettera verrà pubblicata sul mio blog e resterà in Internet disponibile per la lettura, in quanto, come certamente saprà, la Rete è il Terzo Schermo, certamente più libero e democratico grazie alle migliaia di blogger italiani che pubblicano informazioni altrove censurate. Come ricorderà le avevo scritto una lettera raccomandata A/R n° 13430900687-0, spedita il 24 giugno 2008 e ricevuta presso il Quirinale il 27 giugno, in cui le chiedevo, da cittadino, di resistere, resistere, resistere e non firmare le cosiddette “leggi salva-premier”, tra cui il Lodo Alfano. Ciò perché tali norme risultano incostituzionali all’opinione di molti italiani, e soprattutto, agli esperti di materia giuridica. Dunque mi rivolgevo a Lei in qualità di garante della nostra Costituzione. Tale lettera è stata ripresa dal giornalista Vittorio Zambardino di Repubblica.it il 25 giugno 2008, all’interno della rubrica Netmonitor, dunque favorendo una forte visibilità nella blogosfera italiana. Ora le scrivo nuovamente perché il Lodo Alfano è diventata legge. Lei, presidente Napolitano, ha apposto la sua firma. Quindi quattro persone sono in questo momento al di sopra della Legge: presidente della Repubblica, presidenti Camera e Senato, presidente del Consiglio. Ciò, agli occhi di numerosi costituzionalisti, viola l’articolo 3 della Costituzione, che dice in sostanza: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge. Nel 2008, dunque, si scrive una pagina importante della storia italiana, che sarà affidata ai libri e ai posteri: tutti uguali, tranne quattro persone che rappresentano cariche pubbliche (Giorgio Napolitano, Renato Schifani, Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi). Sulla incostituzionalità di tale legge, adesso, si pronunceranno i giudici della Corte costituzionale a cui molti faranno appello, i quali come saprà, avevano già bocciato il precedente Lodo Schifani (simile a quello attuale). Allo stesso tempo sarà certamente al corrente che l’Italia dei Valori ha definito “immorale” tale norma e ha indetto la raccolta firme per un referendum abrogativo, previsto dalla nostra Costituzione, a cui personalmente darò la mia adesione.Si è detto che la sua firma al Lodo Alfano era “un atto dovuto”, ma come cittadino mi sono chiesto: il presidente Napolitano poteva illustrare pubblicamente se sentiva la necessità di essere immune verso la Legge? Ne sentiva il bisogno e quindi gradiva di essere incluso nel Lodo? Lo considerava opportuno, visto il suo ulteriore incarico di presidente del Consiglio superiore della Magistratura, organo che difende il lavoro dei “guardiani della Legge”, cioè i magistrati?Si è scritto, in realtà, che il Lodo Alfano aveva l’obiettivo di salvare una sola persona dai processi: Silvio Berlusconi. Dunque, se in futuro questa legge dovesse risultare anch’essa incostituzionale e contravvenire all’articolo 3 della Carta scritta dai padri costituenti, si scriverà in Internet e nei libri di storia che tale legge portava la firma del presidente Napolitano. E purtroppo, ciò nonostante le diffuse contestazioni espresse nei mesi precedenti all’approvazione. Nel frattempo, una plateale violazione dell’articolo 3 della Costituzione è già in atto e colgo l’occasione per sottoporla alla sua attenzione: Renato Schifani, presidente del Senato, ha citato il giornalista Marco Travaglio per un milione e trecentomila euro. Schifani vuole essere risarcito per presunti danni subiti a causa di un articolo di Travaglio e per l’intervista rilasciata a Fabio Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa”, in cui si citavano informazioni pubblicate nel libro “I complici” scritto da Lirio Abbate e Peter Gomez, nel quale Schifani è menzionato più volte in relazione a dichiarazioni rese ai pm da Francesco Campanella, quest’ultimo indagato per mafia per rapporti con Mandalà e Provenzano. Allo stesso tempo Travaglio non può querelare Schifani per le accuse che gli ha mosso in quanto questi è immune da processi. Una anomalia, come è evidente. Anche in questo caso, credo, verranno sollevate nelle opportune sedi giudiziarie dubbi di costituzionalità del lodo Alfano.Caro Presidente Napolitano, ciò che mi lascia più sbalordito è la netta, inequivocabile diseguaglianza sociale che emerge da questo scenario. Lei ha militato nel Partito comunista, ha visto nascere la Costituzione italiana nel 1947 (aveva 22 anni) e la sua politica si è sempre ispirata alla difesa delle classi più deboli, insieme al rispetto delle varie componenti sociali. Lo ha ricordato anche nel suo discorso di insediemento come 11° Presidente della Repubblica italiana: «Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte».Ora, caro Presidente, una distinzione però c’è. E dice: la Legge non è più uguale per tutti. Dopo 60 anni dall’entrata in vigore della nostra Costituzione (1 gennaio 1948) un politico italiano, Silvio Berlusconi, si è reso superiore a tutti. Con la sua approvazione. Le auguro buone vacanze.
Cordiali saluti,
Enzo Di Frenna
giornalista e blogger
www.enzodifrennablog.it

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